Patto sulla droga: le città scavalcano lo Stato assente

Marco Ribechi
07 Sep 2022

La proposta parte da Milano e ha già coinvolto le più importanti città italiane. L'approccio repressivo è fallito, è tempo di applicarne uno più attento agli aspetti sociali basato sulla decriminalizzazione e inclusione


Una rete nazionale per una politica innovativa sulle droghe capace di superare i fallimenti dello Stato. La proposta parte da Palazzo Marino a Milano e ha già coinvolto le più grandi città italiane come Bari, Bologna, Torino, Napoli e Roma e ha l’obiettivo di riformare la legge del 1990 trasformando il disastroso approccio repressivo verso uno più attento all’aspetto sociale. 

«Insieme ai colleghi di altre grandi città italiane – dichiara l’assessore milanese al Welfare e Salute Lamberto Bertolé – da mesi lavoriamo per costruire una rete che possa rappresentare, in tutte le sedi opportune, il punto di vista delle città e delle loro comunità su questo tema così importante che ha avuto un forte impatto sulla vita dei centri urbani negli ultimi anni. La neonata rete di città vuole essere aperta a tutti i comuni e le città metropolitane che vorranno aderire e promuovere il confronto con le realtà della società civile, professionali e associative, per avviare una stagione di riforma nelle politiche pubbliche sul contrasto all’uso delle droghe».

Con una delibera approvata dalla Giunta Milano ha quindi deciso di dare la sveglia al Governo per promuovere la costituzione di un patto che coinvolga le grandi città, ovvero le più interessate dal problema droga, e chiedere così un cambio di passo sulle politiche di contrasto all’uso delle droghe. 

Da anni, i grandi centri urbani sono i luoghi in cui si manifestano i nuovi fenomeni sociali e le ultime tendenze che riguardano il consumo di droghe non fanno eccezione. Se da una parte si sono moltiplicate le sostanze psicoattive usate da persone socialmente integrate e tra la popolazione giovanile, dall’altra si è complicata la realtà - e i rischi connessi - delle persone socialmente emarginate che consumano droghe, la cui condizione è segnata dai processi di impoverimento che investono proprio le città. La risposta non può essere solamente quella della devianza o della patologia come dimostrano l’ampia diffusione e la diversificazione dei modelli di consumo.

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 Di fronte a tale complessità l’approccio centrato sulla risposta penale e repressiva è risultato non efficace e spesso utile solo ad accrescere lo stigma e ad acuire i conflitti sociali tra generazioni. L’alleanza tra amministrazioni locali, nell’ambito della costituenda rete di città, ha quindi l’obiettivo di promuovere un cambio di prospettiva, attraverso l’utilizzo di un approccio sociale con il quale le politiche di ordine pubblico devono integrarsi, e non viceversa.

Da questo punto di vista, le città aderenti intendono assumere un ruolo di maggiore responsabilità civile e istituzionale, facendosi promotrici di una riforma della legge sulle droghe in vigore dal 1990, nel segno della decriminalizzazione e delle alternative alla regolazione penale. Tra gli obiettivi della rete, aperta all’adesione di tutti i comuni e le città metropolitane d’Italia, quello di lavorare per un migliore coordinamento tra le istituzioni che hanno competenze sanitarie e sociali e promuovere strategie di intervento che minimizzino il ricorso a strumenti di espulsione e controllo di chi usa sostanze (misure che inducono ulteriori fratture nel tessuto sociale), a favore di interventi di inclusione e mediazione. Fondamentale è, infine, garantire i diritti sociali anche delle persone che usano droghe circa l’accesso al welfare locale, eliminando ogni discriminazione basata sui comportamenti di uso, e assicurando la loro inclusione nel sistema generale dei servizi.

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Marco Ribechi