Canapa contro il cancro

Soft Secrets
28 Mar 2018
A quarant’anni dalla prima scoperta delle proprietà antitumorali dei componenti della cannabis, la scienza ha fatto molti progressi pur pesantemente ostacolati dallo pseudoscientifico schieramento proibizionista, come testimoniano le rivoluzionarie ricerche di Manuel Guzman, il nuovo presidente di Iacm, e Guillermo Velasco della Università di Madrid e del prof. Burkhard Hinz della Università di Rostock.   di Enrico Fletzer A condensare ricerche, studi e modalità pratiche di possibili o futuribili interventi sulla cura e prevenzione del cancro con i cannabinoidi, ci ha pensato con l'omonimo volume edito per Nachtschattenverlag, il medico ed attivista tedesco Franjo Grotenhermen, che citando Umberto Eco, ribadisce che come per ogni problema complesso si trovi una soluzione semplice- quella sbagliata. Soluzioni spesso offerte al grande pubblico suscitando false speranze. È il caso di chi vede nella cannabis una panacea universale Soluzioni molto lontane dalla visione del mondo del medico ed attivista tedesco, uscito recentemente da un lungo sciopero della fame volto a superare le storture mostruose della legge per la cannabis terapeutica votata all’unanimità dal Bundestag ma diventata un vero e proprio mostro burocratico. Come in Italia, una volta legalizzato il commercio, la rielaborazione delle infiorescenze da parte dei farmacisti si è rivelata come una vera e propria “tassa sul macinato” per i pazienti dei due paesi. Per Grotenhermen dopo venti anni di lotte di medici e pazienti qualcosa è migliorato. “L’umanità ha scoperto che la terra non è piatta, che la donna può diventare cancelliere, che i bambini, che non appartengono ai genitori e che possiedono dei diritti ecc.” E quindi si dovrebbe arrivare per logica al fatto che prima o poi anche i pazienti che si curano con la cannabis non debbano essere criminalizzati e non sarà né la polizia né la giustizia a determinare i metodi di cura di cui dispone il medico come succede ancora oggi. Da buon illuminista Grotenhermen pensa che nella ricca Germania un progresso lineare sia possibile. L’autore è entrato con questo suo lavoro a testa basso sul terreno scivoloso sul tema del cancro e sul suo trattamento. Senza peraltro risparmiare dure critiche ad alcuni attivisti pro-cannabis che richiama ad un impegno serio e documentato anche in questo campo. Com’è noto sono moltissimi gli utilizzi della cannabis in medicina, sia per conoscenze aneddotiche millenarie sia per gli studi diretti sempre più frequenti che seguono le moderne metodologie e i trial clinici. Grotenhermen, autore di Canapa come Medicina edito dal Leoncavallo, è tra i testimoni di uno sviluppo impetuoso sulle proprietà antitumorali dei cannabinoidi, riscontrate con esperimenti sugli animali già nel 1975. Esperimenti ostacolati e negletti, poi ripresi alla fine del secondo millennio per riscontrare come i cannabinoidi scatenano una soppressione della proliferazione delle cellule tumorali e l’induzione della morte delle cellule tumorali (apoptosi, autofagia ecc.) nei primi esperimenti con animali da laboratorio. L’autore parte dalla guarigione di sua madre che aveva adottato una strategia che si è poi rivelata vincente. Per quanto non cannabis correlata, la sua esperienza si è trasfusa nel libro dando consigli a chi cerca di battere la malattia anche con l’adozione di diete e trattamenti farmacologici che in Germania hanno ridotto di un terzo la mortalità. Anche per questo Grotenhermen pensa che le varie cure vadano incrociate. Non considerando quindi i cannabinoidi sempre esaustivi. Per Grotenhermen, il medico deve consigliare un approccio realistico in cui la cannabis, qualora utile, si rinforzi con altri approcci terapeutici, compresa la chemioterapia. Il libro descrive lo stato dell’arte rispetto all’utilizzo di THC e CBD nella battaglia contro il cancro ma presenta anche anche una sezione che contempla un approccio preventivo e curativo basato anche sull’alimentazione e gli stili di vita da un lato. In un’altra sezione si ricostruisce la storia degli interventi farmacologici, spesso devastanti per il corpo umano nella lotta contro la malattia. Il libro presenta tutti questi dati ma anche quel che va fatto con o senza la cannabis per curarsi e sconfiggere il male del secolo ma anche contestando, con una lettera aperta, lo stesso Rick Simpson, accusato di aver scritto cose inesatte sul fenomeno della decarbossilazione, di fare confusione tra quantità e concentrazione, di non avere una banca dati esaustiva rispetto ai 100-1000 tipi di cancro di chi si è curato con il suo olio ecc. Ma la critica più grave sarebbe il fatto di sostenere di aver ottenuto un 70-80% di guarigioni, come afferma a pagina 77 della edizione tedesca, ed infine di sconsigliare decisamente di continuare le terapie standard che secondo il medico tedesco hanno fatto passare il numero delle persone morte per cancro da 500.000 alle attuali 220.000 nella sola Germania Per Grotenhermen si tratta di coordinare le terapie invece di abbracciarne solo una con risultati potenzialmente drammatici. Ed è nel nome del buon senso che Grotenhermen conclude il suo appello a Rick Simpson, visto che entrambi sono fermamente convinti “che cannabis e cannabinoidi possiedono un valore nella terapia del cancro. Ma facendo però in modo di trattare questo potenziale con accuratezza e coscienza!”
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