Cannabis: come influisce su sonno e sogni

Maria Novella De Luca
24 Jan 2022

In questi giorni di freddo abbandonare le coperte al mattino presto, interrompendo la dolcezza del sonno e dei sogni, non è sempre piacevole né semplice. D'altronde il sonno per noi è molto importante, fondamentale, trascorriamo il 25% della nostra vita a dormire, perché senza il sonno rigeneratore staremmo male, anche se molti faticano ad addormentarsi o soffrono di insonnia.


Molte persone ricorrono alla cannabis che è in grado, in molti casi, di conciliare un buon sonno notturno, ma a volte potrebbe anche interrompere il regolare ciclo sonno-veglia con la conseguente riduzione di una funzione molto importante per il nostro generale stato di benessere: sognare.

Ma è davvero così? L’uso di cannabis ci fa sognare meno? In che modo la cannabis influenza i nostri sogni?

I sogni rappresentano un aspetto affascinante della psicologia umana, e sono spesso oggetto di studi approfonditi, tesi ed indagini scientifiche. Tuttavia, la funzione del sogno è ancora oggetto di dibattito. Secondo alcuni scienziati, i sogni svolgono una funzione terapeutica e permettono di elaborare alcune emozioni. Secondo altri, sono una forma di allenamento per la reazione di attacco o fuga, poiché l'amigdala è la zona del cervello più attiva durante la fase REM.

Sicuramente per comprendere meglio l'argomento, dobbiamo approfondire la nostra conoscenza sul sonno, che svolge un ruolo chiave nello sviluppo del sistema nervoso centrale, nell'apprendimento e nella memoria e capire quindi in che modo l'essere umano sogna.

Ogni notte, una persona attraversa quattro differenti fasi del sonno come parti di un ciclo di sonno completo. Ciascun ciclo consiste delle fasi di movimento rapido degli occhi (REM) e di movimento non rapido degli occhi (NREM).

Normalmente, il nostro corpo attraversa queste fasi del sonno da quattro a sei volte per notte, in media. Ma via via che dormiamo, attraversiamo meno fasi NREM e più fasi REM. Iniziamo con il 1° stadio, arriviamo gradualmente alla fase REM e poi tutto ricomincia da capo. Per attraversare tutte le fasi occorrono circa 90 minuti e la fase REM è quella in cui avvengono quasi tutti i sogni. Se continuiamo a dormire, generalmente non ricorderemo cosa abbiamo sognato. L'ultimo periodo di sonno REM, che si verifica poco prima di svegliarci, è il più lungo, e ci ricorderemo del sogno soltanto se ci sveglieremo mentre è ancora in corso.

Quindi, se non ci si sveglia durante la fase REM, non si ricorderà nulla del sogno.

Durante questa intensa attività onirica, nel cervello avvengono molti processi interessanti. Con il sonno REM il corpo entra in uno stato simile alla veglia. Il cervello è molto attivo, il respiro diventa più rapido e si verificano cambiamenti di temperatura e di pressione sanguigna.

In un articolo scritto dal professore di neuroscienze Matthew Walker, il sogno viene paragonato a una forma di guarigione catartica. Walker afferma, infatti, che il sonno REM, in modo particolare, aiuta a neutralizzare la “puntura dolorosa” di eventuali momenti traumatici vissuti durante la giornata.

Il sonno REM, dice Walker, è l'unico momento in cui il nostro cervello non è riempito di noradrenalina, una molecola che suscita ansia. E a causa di tale stato di libertà dall'ansia, siamo in grado di rielaborare quei ricordi stressanti in modo più calmo.

Ora, che l’utilizzo di cannabis sia associato a un buon relax e a una maggiore sonnolenza è una cosa risaputa ma quando si tratta di determinare i suoi effetti sui sogni, la risposta non è ancora del tutto chiara.

La ragione della maggior sonnolenza risiede nel fatto che il Sistema Endocannabinoide è coinvolto nella regolazione dei ritmi circadiani  e del ciclo sonno-veglia, che abbiamo appena visto, e nei processi neurobiologici del sonno, come mostrato da numerosi studi scientifici. C’è una chiara sovrapposizione tra i componenti endocannabinoidi centrali e i sistemi neuronali implicati nella regolazione del sonno; anche se i meccanismi non sono ben chiari, agendo sul Sistema Endocannabinoide si può alterare il sonno, sia in termini di tempo trascorso in specifici stati di sonno e/o vigilanza, sia in termini di architettura del sonno e di modifica di specifici ritmi cerebrali legati al sonno.

Gli studi scientifici ancora non chiariscono però in che modo i singoli componenti endocannabinoidi alterino il ciclo-sonno veglia. Ciò probabilmente è dovuto ai diversi approcci sperimentali utilizzati. In generale, si ritiene che gli endocannabinoidi anandamide e 2-AG favoriscano il sonno mentre i simil-cannabinoidi PEA e OEA favoriscano lo stato di veglia.

Anche gli effetti dei fitocannabinoidi e della cannabis non sono del tutto chiariti. La cannabis e il THC hanno un effetto sedativo i cui meccanismi d’azione si sovrappongono a quelli psicotropi, facilitano l’addormentamento e probabilmente aumentano la fase di sonno non-REM e diminuiscono quella REM.

Quest’ultimo effetto è in linea con molte testimonianze di singoli utilizzatori che in effetti lamentano una diminuzione dei sogni  in seguito ad un uso cronico di cannabis ma purtroppo anche su questo aspetto, non è ancora possibile avere risposte definitive.

Sono stati condotti diversi studi, ma il dibattito è ancora aperto. Il ricercatore sul sonno dott. Timothy Roehrs, Direttore del Centro di ricerca e disturbi del sonno dell'Henry Ford Health System, è intervenuto nel dibattito dichiarando che “gli studi scientifici relativi agli effetti della marijuana sul sonno REM sono estremamente limitati ed ambigui”. Ha aggiunto inoltre che “secondo alcune ricerche, la cannabis potrebbe inibire il sonno REM, ma, secondo altre, non produce tale effetto”.

Lo scienziato, insieme ad un collega della Wayne State University School of Medicine, sostiene di aver trovato alcune prove che contrastano con la teoria secondo cui la cannabis ostacola il sonno REM.

“Nella ricerca che abbiamo svolto, i volontari hanno fumato marijuana al mattino e al pomeriggio. Alcuni giorni veniva somministrata marijuana attiva, mentre in altri i volontari ricevevano un placebo con circa lo 0,4% di THC”. La marijuana attiva usata nel test conteneva circa il 3% di THC.

Secondo Roehrs, non è emersa alcuna differenza nella durata del sonno REM dei pazienti, sia che avessero assunto cannabis attiva o il placebo.

Quindi nonostante molte testimonianze indicano che un massiccio consumo di cannabis può ridurre l'attività onirica, ad oggi non possiamo affermare questo come definitivo. Certo è plausibile affermare che il THC possa ridurre la fase REM in certi individui come è probabile che il THC, e la cannabis in generale, generi effetti diversi su ciascuna persona. Ricordiamoci sempre che la marijuana è una pianta complessa ed ogni varietà contiene determinati livelli di cannabinoidi e terpeni che potrebbero influire sul sonno. Inoltre, occorre tenere in considerazione altri fattori come il tempo trascorso a dormire e l'assunzione di altre sostanze.

Se come affermava Calderon De La Barca La Vita è Sogno, c’è da augurarsi che la cannabis non disturbi quest’ultimo così da poter continuare ad avere un "sonno sognante" senza rinunciare al sapore e agli effetti della marijuana.

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Maria Novella De Luca