Cannabis, ricorso alle Nazioni Unite

Exitable
08 Oct 2014

L'associazione Luca Coscioni ricorre all'ONU per il diritto alla coltivazione


L'associazione Luca Coscioni ricorre all'ONU per il diritto alla coltivazione

Chi coltiva marijuana (compresa la piantina in terrazzo) rischia fino a sette anni: la proibizione vale anche per chi la produce per motivi medici; contro questo divieto, però, l'associazione Coscioni ha fatto ricorso al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.

Cannabis, deciderà l'Onu

«La legalizzazione delle cosiddette droghe leggere è un diritto civile perché ha a che fare con la libertà di scelta; e, per motivi medici, anche con la libertà di ricerca». Marco Perduca, ex senatore radicale, si occupa da anni del tema e, insieme ad altri, sta portando avanti la battaglia antiproibizionista sia con proposte legislative sia attraverso ricorsi alla magistratura e a corti internazionali.


La situazione in Italia, al momento, è questa: ci sono circa quattro milioni e mezzo di consumatori di cannabis (stime Cnr-Istat), che in teoria rischiano fino a tre mesi di carcere se scoperti a fumare (per la vendita di piccole quantità, invece, la pena può arrivare a quattro anni). In pratica però, dice Perduca, «è raro che un poliziotto o un carabiniere fermino chi si fa solo un spinello: il più delle volte, se non ci sono altri reati e droghe pesanti, la cosa finisce con un scappellotto e con il sequestro del fumo».

Insomma, common law all'italiana.

Chi invece coltiva marijuana (compresa la piantina in terrazzo) rischia fino a sette anni: la proibizione vale anche per chi la produce per motivi medici; contro questo divieto, però, l'associazione Coscioni ha fatto ricorso al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. In Italia, l'uso terapeutico legale dei cannibinoidi per ora è limitato a una manciata di farmaci (come il Bedrocan e il Sativex) prodotti con polveri di piante coltivate all'estero; recentissima è la decisione del governo di procedere a coltivazione all'interno dell'Istituto militare farmaceutico di Firenze, in modo da non importare più la materia prima.

Tra le patologie per cui la cannabis può essere utile: controllo degli spasmi, nausea in chi è sottoposto alla chemio, artriti reumatoidi, effetti collaterali delle terapie anti Aids. I radicali chiedono la legalizzazione della coltivazione a scopo curativo e per la ricerca scientifica; e, trattandosi secondo loro di un "pezzo" di diritto alla salute, cercano da tempo di farsi denunciare e processare per coltivazione illegale, in modo da arrivare in un tribunale e lì chiedere che sia sollevato il dubbio di costituzionalità della legge: obiettivo, una sentenza della Consulta che elimini il divieto, appunto in nome del prevalente diritto alla salute. «Rita Bernardini è arrivata a piantare cannabis in vaso dentro il Parlamento, per farsi denunciare: ma niente, nemmeno un avviso di garanzia», racconta Perduca. Di nuovo, common law all'italiana.

 

Fonte: L'Espresso

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