Ganja di regime?

Exitable
13 Jun 2015

In Corea del Nord mancano molte libertà ma, pare, non quella di fumare.


In Corea del Nord mancano molte libertà ma, pare, non quella di fumare.

La Corea del Nord è conosciuta ai più come il parco giochi di una sanguinosa dittatura dinastica e votata al socialismo reale. Se infatti è vero che oggi i timori globali sono tutti per l'ISIS – o IS, o esercito del Califfato Islamico, o vallo a sapere... –, confermando il trend più che decennale che vede il mondo musulmano come un sempre ottimo capro espiatorio, solo un paio di anni fa il terrore veniva dall'Oriente. Precisamente da Pyongyang.

La minaccia era di quelle nucleari e ad impersonare il super-cattivo c'era Kim Jon Un, un paffuto ventenne dall'espressione ebete che in quanto terzo figlio del precedente leader supremo, Kim Jon Il, si sentì in dovere di incutere paura al “mondo occidentale” programmando test nucleari alquanto farlocchi e indispettendo la Casa Bianca del Nobel per la Pace (sic!) Obama.

Più o meno nello stesso periodo in cui USA e Nord Corea si lanciavano minacce di apocalisse atomica a mezzo stampa, un articolo del gonzo-magazine Vice raccontava di come in realtà da Pyongyang a Chongjin sia in vigore una libertà che nelle progreditissime democrazie occidentali è invece negata: l'erba libera.

La chiamano ip tambae, o “tabacco in foglie" e sembra molto diffusa tra la popolazione nordcoreana, specialmente tra i soldati. I coreani infatti hanno ragioni molto diverse per fumare rispetto a noi occidentali: le sigarette coreane sono infumabili, di pessima qualità e costose, l'erba al contrario si trova facilmente, si coltiva ed è venduta al mercato nero a basso prezzo. Per questo è una droga particolarmente popolare tra le classi più povere della società: dopo una giornata di duro lavoro manuale, per un lavoratore nordcoreano è assolutamente normale fumare marijuana per rilassarsi e distendere i muscoli e le membra prestati al socialismo reale.

Una delle leggende della mitologia nordcoreana che abbiamo tutti sentito milioni di volte è quello secondo cui i cittadini non piegano i giornali, perché potrebbero involontariamente piegare una fotografia dei loro leader. Ma, per fortuna, non tutte le pagine riportano il faccione e il taglio di capelli quantomeno discutibile del maresciallissimo Kim Jon Un, e le parti riciclabili (sport, meteo, programmi TV) finiscono per diventare materiale da rollaggio.

Stando a quanto racconta il reporter Ben Young: “Il quotidiano Rodong Sinmun (NDA. Il giornale dei lavoratori) è una delle cartine preferite. Viene tagliato a quadratini e poi rollato in piccole canne coniche. Una fonte ha confermato a NK NEWS di aver trovato una canna fumata a metà per terra in una zona rurale del Paese la cui cartina era il Rodong Sinmun. La stessa fonte ha sottolineato che, ahimè, l’erba in Corea del Nord non è molto forte”.

Insomma non saranno i nostri strain da 20% di THC, ma pare sia assodato che l'erba nord coreana è un'erba libera. Nonostante il pugno di ferro del governo locale nei confronti dell'uso di stupefacenti – è del 2006 il decreto speciale che punisce con la pena di morte chi produce o traffica droghe –, la cannabis non sarebbe considerata una sostanza stupefacente e quindi l'uso e l'acquisto sarebbero consentiti senza restrizione alcuna.

Il condizionale però è d'obbligo. E a costringerci ad usarlo è la sezione italiana del KFA, ovvero l'Associazione di Amicizia e Solidarietà Italia-Repubblica Democratica Popolare di Corea. (Si, ne abbiamo una). Stando a quanto riporta il loro blog, la notizia data da Vice e ripresa da moltissime altre testate non sarebbe altro che una colossale bufala. Per fugare ogni dubbio, gli amici della Repubblica Democratica Popolare di Corea si sono rivolti al segretario dell'ambasciata nordcoreana in Italia, il signor Paek Song-Choi. Quest'ultimo, pur avendo ammesso candidamente la presenza di estese piantagioni di oppio sul suolo della Repubblica, ha smentito in modo categorico l'uso ricreazionale diffuso della cannabis, negando addirittura di conoscere la sostanza.

Mistero nel mistero. Anche se noi di Soft Secrets vogliamo però crederci e pensare che, almeno in fatto di proibizionismo, la Corea del Nord abbia qualcosa da insegnarci. Oppure possiamo fare un esercizio di fantapolitica e provare a leggere le ragioni di Pyongyang sulla legalizzazione della cannabis in quest'ottica. Anche nella sterminata Russia la ganja pare essere stata liberalizzata, o quanto meno depenalizzata: i più affezionati ai manicheismi da guerra fredda, leggono questo dato come un aperto affronto alle democrazie occidentali capitaliste che sempre hanno vietato e perseguito la cannabis.

Più probabile invece che la cannabis in Corea del Nord, se davvero è utilizzata così largamente, rappresenti invece il classico “contentino”, un “sedativo” atto ad ammansire la popolazione – cittadini e forze armate –, la classica compensazione per il diniego di tutta una serie di altre libertà individuali fondamentali. Una su tutte quella di opinione.

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