Il vero volto del narcotraffico

Soft Secrets
15 Jul 2013

Nelle interviste pubblicate in questi anni abbiamo sempre trattato una determinata dimensione dello spaccio. Una dimensione che, nelle nostre intenzioni, voleva sottolineare l'innocuità dell'individuo che spesso si trova ad avere a che fare con quello che viene definito "narcotraffico", solo perché si deve pagare gli studi o piuttosto perché non arriva alla fine del mese. Potremmo dire che fino ad ora ci siamo occupati solo di "pesci piccoli", degli ultimi gradini della grande piramide del narcotraffico, un po' perché non è nelle nostre intenzioni glorificare una condotta che noi riteniamo comunque sbagliata - alimentare il giro delle mafie non è certo una cosa che supportiamo - e un po' perché è davvero difficile trovare qualcuno che abbia voglia di raccontare apertamente una storia del genere.


Nelle interviste pubblicate in questi anni abbiamo sempre trattato una determinata dimensione dello spaccio. Una dimensione che, nelle nostre intenzioni, voleva sottolineare l'innocuità dell'individuo che spesso si trova ad avere a che fare con quello che viene definito "narcotraffico", solo perché si deve pagare gli studi o piuttosto perché non arriva alla fine del mese. Potremmo dire che fino ad ora ci siamo occupati solo di "pesci piccoli", degli ultimi gradini della grande piramide del narcotraffico, un po' perché non è nelle nostre intenzioni glorificare una condotta che noi riteniamo comunque sbagliata - alimentare il giro delle mafie non è certo una cosa che supportiamo - e un po' perché è davvero difficile trovare qualcuno che abbia voglia di raccontare apertamente una storia del genere.

Nelle interviste pubblicate in questi anni abbiamo sempre trattato una determinata dimensione dello spaccio. Una dimensione che, nelle nostre intenzioni, voleva sottolineare l'innocuità dell'individuo che spesso si trova ad avere a che fare con quello che viene definito “narcotraffico”, solo perché si deve pagare gli studi o piuttosto perché non arriva alla fine del mese. Potremmo dire che fino ad ora ci siamo occupati solo di “pesci piccoli”, degli ultimi gradini della grande piramide del narcotraffico, un po' perché non è nelle nostre intenzioni glorificare una condotta che noi riteniamo comunque sbagliata – alimentare il giro delle mafie non è certo una cosa che supportiamo – e un po' perché è davvero difficile trovare qualcuno che abbia voglia di raccontare apertamente una storia del genere.

In questo numero invece, abbiamo voluto “rompere con la tradizione” e siamo andati a scovare un ragazzo che di gradini, sulla piramide dello spaccio, ne ha saliti un bel po' e li ha saliti in fretta. Con tutte le conseguenze che una condotta simile può portare in Italia. Proveremo a raccontare la  parabola del ventiseienne E. che, se certo non finisce nel sangue come nel migliore dei romanzi criminali, ha di certo il pregio di essere in un certo qual modo catartica ed illuminante nella misura in cui illustra quali sono i reali passi della giustizia quando si tratta di spaccio ad alti livelli.

Trovato in possesso di 4 kili di marijuana, 3,5 kili di hashish e 250 grammi di MDMA, E. viene arrestato dopo 4 mesi di latitanza. Non è la prima volta che succede. Il processo lo vede protagonista di 7 capi d'accusa specifici: 75 casi documentati di cessione, un numero imprecisato di intercettazioni telefoniche, due testimoni contro e la recidiva infra-quinquennale lo fanno condannare in prima istanza a 6 anni per detenzione, acquisto e spaccio di sostanze stupefacenti. Il carcere, la comunità e poi gli arresti domiciliari in cui lo incontriamo. Ma gli atti processuali dicono solo una minima parte, la storia di E. merita certamente di essere raccontata direttamente dal protagonista.

SSIT: Per i capi d'accusa per cui ti sei ritrovato imputato devi ritenerti fortunato. In fondo ti hanno dato il massimo del minimo. Con quasi 10 kili di roba la Fini-Giovanardi tra un po' ti fa dare tentata strage!

Guarda non si sa né per come né perché mi hanno tolto tutti quegli anni. Forse perché a me direttamente non hanno trovato nulla. Quei 10 kili di roba erano miei, si, ma erano a casa di quello che ha fatto il mio nome. A me addosso non hanno trovato nulla. Si, avevo un po' di cocaina e del fumo che non era neanche ma mio, ma poca roba.

SSIT: Di tutta le gente che ho intervistato in questi anni, sei sicuramente quello più in alto in quella che io chiamo “la piramide del narcotraffico”. Tu su che gradino ti metteresti?

Allora ti dico subito che io quelli che vendono i deca (10 euro, per chi fosse nato dopo gli anni '80 n.d.a.) non li sopporto. Non li ho mai sopportati, neanche da piccolo. Ho iniziato a spacciare a 13 anni ma mai robetta. Io 10 euro di fumo te li regalo. Ho sempre preferito le grandissime quantità. Vendere dei deca è uno sbattimento anche se in effetti fa guadagnare di più.

SSIT: Le leggi del mercato nero dicono che in teoria il dettaglio frutta molto di più che l'ingrosso...

Non in teoria, in pratica! Io su 20 kili d'erba ci prendevo una cosa come 60.000 euro, però hai capito cosa c'era di investimento dietro? Su 20 kili di movimento devi contare che due li arrestano, due scappano e lì sono già 12.000 euro persi. Poi ci devi mettere le spese di quello che ti tiene la roba a casa – perché non lo fanno mica gratis –, le spese del tipo che te la suddivide. Ci devi mettere le spese del viaggio che devi fare dall'Olanda a qua e le spese delle perdite. Perché devi tenere conto che le buste dovrebbero essere da mezzo kilo ma in realtà non sono mai mezzo kilo. Son sempre 470 grammi, 440, 460 se va bene. Il tipo che vuole 10 kili, vuole 10 kili. Non ne vuole nove kili e due perché per strada si son persi 800 grammi!

SSIT: Quando si parla di numeri così grossi, i prezzi a che livello sono?

Allora intanto io non trattavo della robaccia ma ero super-competitivo. Io movimentavo roba tipo Amnesia, New York Diesel. Roba che ad Amsterdam, dal produttore, la paghi sui 14-15 euro. Io la facevo a 12 euro e mezzo. Sai quanta gente è venuta a bussarmi alla porta di casa e a dirmi “ciccio, cosa cazzo stai facendo?”.

SSIT: Parli di minacce?

Io ero finito in mezzo a un giro che non potevi più uscirci. Perché il potere d'acquisto per comprare 50 kili non ce l'hai mai di botta. Sono 350.000 euro che non hai sull'unghia. Tieni conto che hai 100.000 euro di crediti in giro, soldi da recuperare da gente che te li deve di cui la metà sono amici e non gli puoi far niente, altri che se gli fai del male davvero ti fanno arrestare. Quando decidevo di fare del male a qualcuno di solito era perché i soldi non li volevo più...

SSIT: Quindi quello che minacciava eri tu alla fine?

Guarda io non sono una persona cattiva, però in certi momenti ho pensato che certa gente se lo meritasse. C'è gente che ricominciato ad uscire di casa dopo due o tre mesi che mi avevano arrestato per essere sicura di non correre pericoli.

SSIT: Andiamo oltre, ché questi discorsi non ci piacciono molto... Parliamo del giro che avevi quello da cui hai detto era impossibile uscire.

Tieni conto che a fare 'sta vita corri sempre come un pazzo. Non c'è giorno, non c'è sera. Non avevo tantissimi clienti, saranno stati 20-25 ma è sempre una menata perché anche se a questi davo il minimo, tipo 2 kili, erano comunque 24.000 euro che dovevo recuperare. Con la fame che c'è, con la fame che c'era, la gente non è che li ha da darteli subito. Quindi alla fine i soldi li devi sempre mettere avanti te, anche perché con la gente con cui trattavo se si diceva che il pagamento era giovedì, era giovedì. Non c'erano né santi, né madonne. Tieni conto che quando mi hanno arrestato avevo 240.000 euro di debiti. Ed erano debiti con la Camorra, non con Equitalia...

SSIT: Quindi la gente con cui avevi a che fare faceva parte della Camorra. Ma, fammi capire, oltre a fornirti i contatti per approvvigionarti, ti prestavano allo stesso tempo i soldi con cui poi dovevi pagarli?

Si, mi facevo prestare anche 50.000 euro. Poi glieli ridai ovviamente con gli interessi. In pratica   tutto si deve esaurire in massimo sei mesi: ogni 30 del mese gli dai 5.000 euro finché non arrivi alla cifra e se entro quei sei mesi non sei riuscito a pagare tutto, poi gli devi dare altri 10.000 euro al mese. Non ti fanno niente eh, non ti dicono mica nulla.

SSIT: Ci credo che non ti dicono nulla, ci guadagnano un bel po' da questo procrastinare...

Una volta ho chiesto un prestito di 130.000 euro e ho fatto il conto che alla fine il tasso d'interesse sul prestito è del 20%. Gli ho dato 26.000 euro in più ma alla fine chi cazzo te li da 130.000 euro? Non te li da nessuno, io poi che ero senza garanzie! A quell'epoca avevo una Smart, due Rolex e forse quattro etti d'oro. Che garanzie avevo? Praticamente niente!

SSIT: Come funzionavano invece i contatti per quanto riguardava l'approvvigionamento?

Anni fa ero sceso a Napoli per comperare un bel po' di pasticche da un contatto che mi aveva dato un altro napoletano che viveva a nord, poi dopo poco uno di questi mi ha chiesto di tenergli in casa due kili che stava portando giù dall'Olanda. Io gli ho detto che non c'era problema, che li poteva tenere dal ragazzo che teneva la roba a me, l'importante era che andasse a prenderla in una botta sola. Di quell'erba mi aveva regalato 50 grammi per lo sbattimento e, dato che era spettacolare c'ho fatto su quasi 1000 euro. Visto il guadagno, quando è venuto a prendersela gli ho chiesto se potevamo mettere su un canale che dall'Olanda arrivasse direttamente qui. Alla fine io quando vado a Napoli sanno chi sono e visto che tutte le volte che sono stato dentro non ho mai cantato nessuno, si sono sempre fidati di me e m'hanno aiutato un po' con gli affari. M'hanno passato quest'altro contatto che faceva la spola ogni 15 giorni e tieni conto che il terzo acquisto dall'Olanda sono stati 40 kili d'erba...

SSIT: Quindi tu eri in grado di dare via in tempi brevi anche quantitativi di questo genere?

Si, dei quintali, il problema era sempre come pagarli. La roba arrivava il martedì e due giovedì dopo la dovevo pagare, poi dopo due settimane ne arrivava dell'altra da smaltire e da pagare. Poi non è che trattavo con gente del posto. C'ere gente che veniva da Mestre, da Urbino, da Rieti, ne spedivo a Roma. Poi quando arrivava il tipo col carico dall'Olanda io lo facevo dormire una notte in albergo e il giorno dopo doveva ripartire con almeno 50-60.000 euro per il carico nuovo.

SSIT: Come riuscivi a far arrivare la roba dall'Olanda all'Italia?

Usavamo furgoni soprattutto. Abbiamo aperto una ditta di fiori finta, fittizia. Era un capannone da cui facevamo partire delle primule per l'Olanda e dall'Olanda venivano giù tulipani e orchidee. Sta ditta falsa l'abbiano aperta quasi subito, con i primi soldi, per motivare i viaggi in furgone, fare fatture e robe così. I fiori che giravano però erano sempre gli stessi, poverini! Alla fine abbiamo optato per i cactus, così lo sbirro era un attimo più scoraggiato ad andare a ravanarci dentro!

Ma abbiamo fatto delle cose da ufo, tipo comperare dei frigoriferi, svuotarli completamente e riempirli di nuovo con la ganja. Pesavamo il frigo imballato, poi tiravamo via tutti i pezzi da dentro, li pesavamo e li rivendevamo. Poi andavamo dal ferramenta a comperare le lastre di piombo, le mettevamo nei frigoriferi e poi li riempivamo di ogni bene fino ad arrivare al peso esatto. Caricavi nel furgone e via..

SSIT: Hai mai fatto la spola Italia-Olanda tu stesso? O ti sei sempre affidato a terzi?

Guarda ci sarò stato due o tre volte. Una volta, all'inizio, per vedere la qualità della merce e un'altro paio di volte per parlare con 'sto latitante, che poi sarebbe il mio contatto li. Per il resto ci sono delle persone che sono pagate per farlo. Sanno dove e quando devono scaricare la roba e la maggior parte delle volte non li vedo neanche. Tipo: loro sanno che il tal giorno alla tal ora devono fermarsi in un certo autogrill. In un posto concordato, sanno che troveranno i soldi e solo li dovranno lasciare la roba. A quel punto, dopo un po' arriva un terzo che si prende la roba e la porta al deposito. Certo è rischioso perché, magari arriva uno che ha visto la scena e si frega tutto prima che arrivi tu. A me per fortuna non è capitato, ma una volta ho comprato roba da uno che l'aveva avuta così. Sto tipo s'è fatto un pacco di soldi gratis!

Il racconto di E., per motivi di spazio, termina qui. Nel prossimo numero, parleremo del suo scontro frontale con la giustizia e della sua esperienza prima in carcere e poi in comunità. Alla prossima puntata e, nel frattempo, don't try this at home. Mi raccomando!

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