La Greenbelt di Taranto

Exitable
02 May 2014

Immaginate un terreno che invece di dare vita, crea morte e avvelena l'area metropolitana di una grande città del sud Italia. Immaginate che dei cittadini di questa città abbiano un'idea che potrebbe far cambiare rotta al degrado urbano, morale e soprattutto naturale della loro terra. Beh, se state ancora immaginando, questa intervista è stata scritta per voi.


Immaginate un terreno che invece di dare vita, crea morte e avvelena l'area metropolitana di una grande città del sud Italia. Immaginate che dei cittadini di questa città abbiano un'idea che potrebbe far cambiare rotta al degrado urbano, morale e soprattutto naturale della loro terra.
Beh, se state ancora immaginando, questa intervista è stata scritta per voi.

Immaginate un terreno che invece di dare vita, crea morte e avvelena l'area metropolitana di una grande città del sud Italia. Immaginate che dei cittadini di questa città abbiano un'idea che potrebbe far cambiare rotta al degrado urbano, morale e soprattutto naturale della loro terra. 

Beh, se state ancora immaginando, questa intervista è stata scritta per voi.

Siamo a Taranto. Città simbolo del nostro paese, in passato illustre città della Magna Grecia, quando Roma ancora era niente e, al giorno d'oggi, fucina di acciaio e tumori. Una città i cui cittadini combattono per vivere, nel paradosso di un impiego presso il polo siderurgico che oltre allo stipendio fornisce un'alta probabilità di contrarre malattie dovute all'inquinamento. 

Soft Secrets intervista oggi, Marcello Colao, tarantino, e promotore del progetto C.A.N.A.P.A. Come vedremo le potenzialità di questa pianta tanto diffamata, potrebbero creare le basi per un nuovo Rinascimento sul Mar Ionio. In fondo quello che Marcello propone è credere in un paradigma diverso. Quello della sostenibilità ambientale. Di fronte all'accettazione della fatalità c'è la follia di avere una visione, lungimirante e di buon senso e la voglia di lottare perché divenga realtà. Con un occhio ai coraggiosi amici campani della terra dei fuochi, perché è proprio il caso di ripeterlo: “Quel che seminiamo oggi lo raccoglieranno i nostri figli in futuro”. 

Marcello, puoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta il progetto C.A.N.A.P.A.?
Questo acronimo significa semplicemente: Coltiviamo Azioni per Nutrire, Abitare, Pulire l'Aria. 

Benissimo, si comincia bene, e più nello specifico stai parlando di green economy?
Esatto, il concetto di green economy esprime l’idea di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla potenzialità dell'interesse comune di ricondurre entro i limiti della sostenibilità i problemi dell’inquinamento globale e quelli del contrasto ai cambiamenti climatici. Il concetto di sostenibilità ambientale, di sviluppo sostenibile è stato introdotto, dal cosiddetto “Rapporto Brundtland” elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, che ne ha dato la seguente definizione: «Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni».

E in rapporto a questa definizione quali sono le vostre idee?
Il progetto C.A.N.A.P.A. si collega direttamente alle problematiche della sostenibilità ambientale, dell’inquinamento globale e dell’interesse comune. Il nostro intervento propone in primo luogo la reintroduzione e la rivalorizzazione della coltivazione della canapa, nell’ottica del recupero sostenibile dei terreni agricoli (altamente inquinati) circostanti l’impianto siderurgico ILVA di Taranto, il polo siderurgico più grande di Europa, ed in secondo luogo la diffusione della consapevolezza riguardo la versatilità di questa pianta e dei suoi derivati. Tra i possibili usi della canapa (Cannabis sativa) infatti vi è quello di poterla utilizzare per la bonifica dei suoli mediante una tecnica innovativa, eco-compatibile e a basso costo dal nome: phytoremediation. 

Tale tecnica si fonda sullo sfruttamento delle capacità di alcuni vegetali di assorbire, degradare o stabilizzare gli inquinanti del suolo risanandolo e/o evitando l’inquinamento delle falde. La canapa si presta ad essere utilizzata nella bonifica dei terreni, in quanto è facilmente coltivabile, si adatta bene a molti tipi di terreni e climi e produce un’alta biomassa utilizzabile nell’industria non alimentare. Per questo motivo negli ultimi anni sono partite numerose sperimentazioni al fine di saggiare la reale capacità “rimediatrice” della canapa industriale. Attualmente si hanno però solo dati sperimentali che incoraggiano l’uso della canapa per la bonifica di suoli contaminati da metalli pesanti. Sarebbe necessario allargare la sperimentazione per ottenere dati definitivi sul suo possibile impiego nel recupero di suoli contaminati da inquinanti inorganici (metalli pesanti) e da inquinanti organici. Inoltre, tenendo presente i numerosi usi non alimentari della canapa, la sperimentazione delle sue “potenzialità ambientali” porterebbe a rendere produttiva almeno una parte dei terreni contaminati che oggi sono inutilizzati a causa del pesante inquinamento. Dunque, l’intervento si inserisce perfettamente in un contesto socio-economico idoneo ad accogliere il ritorno di una tradizione che diventa innovazione.

Come è nato questo progetto?
La crisi economico-finanziaria sta concorrendo ad accelerare la ridefinizione degli equilibri economici mondiali con una netta penalizzazione della crescita italiana e il conseguente rischio per il nostro Paese di rimanere fuori dal “gruppo di testa” dei paesi a sviluppo moderno. In particolare la Provincia di Taranto, in seguito alle problematiche di genere ambientale e lavorativo provocate dal massiccio impatto dell’impianto siderurgico ILVA, della raffineria ENI, del cementificio Cementir, del traffico marittimo legato alla presenza della Marina Militare e delle flotte mercantili/petrolifere, necessita di interventi urgenti e concretamente sostenibili per riportare la qualità della vita sui livelli europei. Le opportunità legate al nostro intervento sono numerose, sia a livello del settore occupazionale che di quello imprenditoriale.

Ad esempio?
La salvaguardia e la valorizzazione del canapicoltore, un mestiere tradizionale orami quasi estinto, ma portatore di elevati gradi di professionalità e sostenibilità; lo stimolo al ricambio generazionale, anche attraverso l’utilizzo e il trasferimento delle competenze maturate dai vecchi canapicoltori nel corso della propria esistenza professionale; l’incentivo all’apprendimento di attività creative tradizionali; il sostegno all’auto-imprenditorialità e alla nascita di nuove microimprese artigiane legate ai derivati della canapa (carta, fibra tessile, truciolato per mobilio, biomattoni, etc.); lo sviluppo di “produzioni di nicchia” dirette ad un mercato selezionato; l’incontro e il confronto con “testimoni privilegiati” (aziende del network CanaPuglia), che con la propria esperienza forniranno indispensabili esempi imprenditoriali; l’introduzione di principi, tecniche e materiali biocompatibili ed ecosostenibili nei settori dell’alimentazione (semi, olio e farina di semi) e dell’imprenditoria in genere (biocarburanti, plastica, bioedilizia, etc.). Affinché si radichi uno sviluppo virtuoso bisogna ragionare su competenze che valgano sul mercato, che coadiuvino la piccola impresa nel salto qualitativo anche nelle mansioni apparentemente di basso profilo, portando conoscenza.

Generare lavoro e lavoro qualificante diviene indispensabile per evitare che il disagio alimenti tensioni e produca spinte verso l’esclusione sociale.

Perché una green belt di canapa attorno al polo industriale gioverebbe al territorio?
La green belt (cintura verde), nel Regno Unito, è una norma che regola il controllo dello sviluppo urbano. L'idea è che debba essere mantenuta, attorno ai centri abitati, una fascia verde occupata da boschi, terreni coltivati e luoghi di svago all'aria aperta. Nel caso di Taranto, l’intervento prevede nell’immediato, la coltivazione di canapa in 4 ettari di terreno della Masseria del Carmine ubicata a soli 2 Km dal polo siderurgico. La Masseria del Carmine sarà l'azienda pilota a Taranto. Il progetto prevede analisi chimico-fisiche certificate del terreno interessato prima della semina, durante la fase vegetativa della pianta e dopo la raccolta di semi e fibra. Tale azione serve come input di dati utili alla ricerca e lo sviluppo di eventuali altre specie da impiegare in campo. Nel medio-lungo termine, si punta a costituire una rete (la cintura verde) costituita da imprese agricole/agroalimentari ioniche, individuate nelle aree circostanti il centro siderurgico ILVA che vorranno adottare il progetto come “best practice”. La canapa assorbe 2 ton di CO2 per ettaro! Le aziende aderenti al progetto saranno opportunamente identificabili attraverso il marchio “Masseria Verde” che sarà sottoposto all’approvazione della Regione Puglia. Si tratta di un marchio di qualità per le aziende agricole più virtuose, infatti il marchio sarà ceduto ai titolari di aziende agricole/agroalimentari attraverso azioni di sensibilizzazione e successive attività di verifica.

In che paesi è applicata la phytoremediation, e con che risultati? Puoi farci degli esempi concreti?
Storicamente, nel 1998,Consolidated Growers and Processors (CGP), Phytotech, e l’Institute of Bast Crops in Ucraina hanno piantato canapa industriale a Chernobyl per bonificare l’area. La canapa è una delle piante che ha dimostrato di poter realmente assorbire le radiazioni nucleari (http://www.ibaf.cnr.it/phyto/sito.pdf) ed infatti è stata utilizzata nella bonifica di Chernobyl insieme alle piante di girasole. Allo stesso modo per il recente disastro nucleare in Giappone, la coltivazione di canapa è una valida alternativa dal momento che questa pianta assorbe le radiazioni. Lo tsunami in Giappone e il conseguente disastro della centrale atomica di Fukushima ha scosso il mondo intero con la minaccia e la propagazione della contaminazione nucleare, infatti una quantità sconosciuta di sostanze chimiche pericolose è stata rilasciata sia in atmosfera che nell'oceano e ora minacceranno la nostra catena alimentare per lungo tempo. La canapa può essere una delle “chiavi” per ridurre il danno che ricadrà inevitabilmente su tutti noi. Il fitorimedio è stato utilizzato per rimuovere elementi radioattivi dal suolo e dall’acqua in zone di produzione di armi e può anche essere impiegato per bonificare i terreni da metalli, pesticidi, solventi, esplosivi, petrolio, tossine rilasciate dalle discariche abusive. Le tecniche di fitorimedio, rispetto ad altre tecniche tradizionali di bonifica, presentano dei vantaggi interessanti dal punto di vista della sostenibilità del processo: sono metodi meno invasivi, a basso impatto ambientale, sono tecniche di risanamento in situ (non prevedono quindi la rimozione del terreno contaminato) e i costi degli interventi e di gestione sono bassi. Offrono inoltre benefici dal punto di vista paesaggistico, nel caso in cui si intervenga in aree altrimenti lasciate in condizioni di abbandono.

Ricordiamoci che l’utilizzo della canapa per bonificare i terreni, deve restare un obiettivo secondario rispetto alle capacità di produrre nutrimento e benessere per la popolazione. Avere un rimedio efficace per risolvere le problematiche legate all’inquinamento non ci autorizza a continuare nel modello “economico-distruttivo” che non può più essere sostenuto dall’ambiente. Le proprietà della canapa non devono diventare un alibi per continuare ad inquinare. L'importante è seguire una nuova etica nel nostro rapporto con la natura. 

Avete presentato il progetto alle istituzioni?
Abbiamo presentato il progetto ad un bando della Provincia, ma non è stato scelto e quindi non è stato finanziato.

Nonostante le istituzioni non vi supportino, lo scorso 5 aprile avete proceduto alla semina. Raccontaci un po'...
Con la partecipazione dell'Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (Abap) e del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA) abbiamo seminato 3 ettari presso la Masseria del Carmine. Sono stati effettuati dei prelievi di terreno ed analisi chimico-fisiche certificate da laboratori autorizzati. Il nostro scopo è vedere in che misura sono presenti gli agenti inquinanti nel terreno e come interagiscono con la canapa, cioè come vengano intercettati e assorbiti e in che parti della pianta si vanno a depositare maggiormente. Taranto è diventata con questa semina un laboratorio di eccellenza perché partiamo da una situazione di disastro ambientale e cerchiamo di far fronte con tecniche di bonifica innovative. Siccome nel raggio di 20 chilometri dal centro siderurgico vige il divieto di pascolo e coltivazioni, il nostro obbiettivo è che altri proprietari terrieri della zona, che al momento visto il divieto non possono coltivare nulla di commestibile, comincino ad attrezzarsi in questa stessa direzione, rivalorizzando le proprie terre. 

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