Noi, ragazzi con la canna in mano.

Exitable
12 Apr 2015

Lo abbiamo accennato nell'editoriale che apre questo numero: l'accanimento delle forze dell'ordine verso gli istituti superiori italiani denota un ben preciso intento repressivo che poco ha a che fare con l'educazione dei nostri adolescenti. Nonostante di cannabis si parli ormai con sempre più scioltezza, le vecchie abitudini sono dure a morire nel bel paese e, piuttosto che informare correttamente, si preferisce demonizzare, vietare, reprimere. Soprattutto se si tratta di “giovani menti”. Ma questa è una storia che conosciamo a menadito.


Lo abbiamo accennato nell'editoriale che apre questo numero: l'accanimento delle forze dell'ordine verso gli istituti superiori italiani denota un ben preciso intento repressivo che poco ha a che fare con l'educazione dei nostri adolescenti. Nonostante di cannabis si parli ormai con sempre più scioltezza, le vecchie abitudini sono dure a morire nel bel paese e, piuttosto che informare correttamente, si preferisce demonizzare, vietare, reprimere. Soprattutto se si tratta di “giovani menti”. Ma questa è una storia che conosciamo a menadito.

Lo abbiamo accennato nell'editoriale che apre questo numero: l'accanimento delle forze dell'ordine verso gli istituti superiori italiani denota un ben preciso intento repressivo che poco ha a che fare con l'educazione dei nostri adolescenti. Nonostante di cannabis si parli ormai con sempre più scioltezza, le vecchie abitudini sono dure a morire nel bel paese e, piuttosto che informare correttamente, si preferisce demonizzare, vietare, reprimere. Soprattutto se si tratta di “giovani menti”. Ma questa è una storia che conosciamo a menadito.

Quello che invece spesso si dimentica di fare, è chiedere ai diretti interessati cosa ne pensino. Senza filtri, senza censure. Perché, anche se spesso si tende a sottovalutarli, inquadrandoli in quel periodo in cui non si è “né carne, né pesce”, sono proprio loro quelli che meglio possono raccontarsi e raccontare il loro mondo. 

Da parte mia ho la fortuna – o la sfortuna, dipende dai giorni – di avere una sorella adolescente: 17 anni di comprensibile sfacciataggine, di ormoni impazziti e di sana e naturale curiosità. Tra le nostre età passa quasi una generazione intera eppure, nonostante a volte il dialogo sia una soluzione poco praticabile, il mio approccio da adulta è sempre stato quello di trattarla come se fosse una mia pari. Pensando a questo articolo mi sono perciò detta: “Quale campione migliore?”. 

Un paio di messaggi su Whatsapp ed ecco riunito davanti a me un folto gruppetto di adolescenti, tutti rigorosamente compresi tra i 16 e i 20 anni (anche i ripetenti hanno il diritto di esprimersi...).

La location è una città benpensante e borghesotta del nord Italia. Il luogo d'incontro un baretto che pratica prezzi politici per gli aperitivi. Il tema, ça va sans dire, l'uso e l'abuso di cannabis. 

Siamo partiti dall'ingerenza dello Stato e delle sue guardie tra i banchi di scuola per finire con una discussione tout court sulla cannabis, sul suo utilizzo e sullo stigma sociale che, per quanto apertamente rifiutato, incide non di poco sull'elaborazione personale di questi adulti in miniatura. Il risultato è il dialogo, forse a tratti confuso e sovrapposto ma certamente avvincente e istruttivo, che potete leggere di seguito. Per ovvie ragioni, i nomi dei ragazzi sono stati resi con delle iniziali puntate.

Jack London scrisse che “l'adolescenza è quell'epoca della vita in cui l'esperienza si conquista a morsi”. E di certo i ragazzi di oggi, così come quelli di ieri, sono affamati. La parola, dunque, a loro.

Sempre più spesso le cronache riportano di blitz delle forze dell'ordine nelle scuole superiori italiane. Qual'è stata la vostra esperienza?

A. A me è capitato in terza liceo. Io avevo già 18 anni perché sono stato bocciato tre volte (ride), ma i miei compagni erano tutti minorenni.

Ti ricordi se la polizia è arrivata in autonomia oppure è stata chiamata dal preside?

A. Chiamati dal preside. Effettivamente avevano trovato parecchia roba in tasca agli alunni. Poi effettivamente se tutti i giorni ti fai dei cannoni prima di entrare è logico che poi ti beccano a scuola...

E una volta entrati, erano solo agenti oppure c'erano anche i cani?

A. Si si, cani, unità cinofile. Li avevano messi all'ingresso e tu non potevi passare se prima non ti eri fatto annusare dai cani e in più, dopo, sono arrivati in classe.

Tu hai detto che le forze dell'ordine “sono state chiamate perché avevano trovato un sacco di roba”. Che significa?

A. Han beccato gente che si faceva le canne in cortile, il preside ha sequestrato del fumo più di una volta... robe così.

E cosa è successo a quelli “beccati”?

A. Tutti sospesi, alcuni bocciati anche perché se ti danno tre settimane di sospensione vuol dire che sono 21 giorni di assenza e in più ti abbassa di brutto il voto in condotta – N.d.A. Grazie alla riforma Gelmini basta avere 7 in condotta per essere bocciati.

Quindi diciamo che il risultato dei blitz con tanto di unità cinofile si risolvevano comunque dentro la scuola, con provvedimenti non legali ma scolastici...

A. Beh si, anche se poi i carabinieri hanno comunque fatto le segnalazioni. Che saranno finite in niente, dato che al massimo hanno beccato gente che addosso aveva uno-due grammi.

C'erano situazioni di spaccio all'interno della tua scuola?

A. Una volta si, tipo 5 anni fa. Adesso la situazione è cambiata parecchio. 

La tua era una scuola pubblica. Qualcuno di voi che ha voglia di raccontarmi la sua esperienza in una scuola privata?

P. Io ero in una scuola privata. Da noi non sono mai venuti gli sbirri ma comunque hanno sospeso gente perché l'avevano beccata a fumare dentro scuola o in gita. 

Y. Da me uno l'hanno espulso. Ma era uno che davvero veniva a scuola sempre fatto. I professori continuavano a dirgli di non venire a scuola “alterato” e alla fine l'hanno buttato fuori.

Credete che ci siano trattamenti differenti in questi casi, se si va a una scuola pubblica piuttosto che in una privata?

T. Beh ovvio. Nelle private sono stra più bigotti ma alla fine chiudono un occhio molto più facilmente.

P. Cioè alla privata, se hai i genitori che pagano e magari hanno un altro figlio nella stessa scuola tendono a essere più “buoni”. Magari prima chiamano i genitori ma non ti rompono i coglioni più di tanto. In una pubblica la storia è diversa.

Contestualmente a questi blitz o comunque ai provvedimenti disciplinari, le scuole poi organizzano degli incontri o delle conferenze in cui si parla del problema? In che termini si parla di cannabis?

C. A scuola mia erano venuti un paio di finanzieri che ce l'hanno messa giù come la mettono giù gli sbirri. Quindi puoi immaginare...

P. Io ero rappresentante d'istituto e avevo organizzato un'assemblea in cui si parlava di droghe. Io avevo chiamato un'assistente sociale che portava un'esperienza di recupero dalle tossicodipendenze però alternativa, quindi senza farmaci o reclusione e la scuola mi ha obbligato a chiamare anche uno del SERT per avere il “contraddittorio”. E questo ha cominciato subito a paragonare la cannabis all'eroina e sparare minchiate...

E quando voi partecipate a questi incontri, qual è la vostra reazione?

C. Se questi ti dicono che dalla canna poi passi direttamente alla siringa... ovvio che minimizzi tutto. Se te mi metti le canne sullo stesso piano dell'eroina, allora io è ovvio che non ti credo. Perché lo so già da solo che è una cazzata.

A. Beh c'è da dire che quando incontri un eroinomane è difficile che questo abbia iniziato subito con la siringa. Questo non fa della cannabis una droga di passaggio ma... 

R. Beh per certe persone è ovvio che lo è. Se non te la sai gestire...

V. Ma sono due cose completamente diverse. Nel senso, non è che per forza uno che si fa gli spinelli poi va a farsi le pere. Non c'entra niente.

Quelli che come me sono nati negli anni '80 hanno sempre avuto lo spauracchio dell'eroina. Vuoi perché allora si martellava molto sull'AIDS, vuoi Trainspotting e i Ragazzi dello Zoo di Berlino... Stando alle ultime relazioni sulle tossicodipendenze, invece, quelli della vostra generazione ci si avvicinano molto più facilmente, magari non con la siringa ma con la stagnola... Insomma, mi pare che in generale ci sia molta meno cognizione della pericolosità di questa sostanza tra voi. È un problema di cattiva informazione? 

V. Il problema è che questi che danno informazioni del cazzo, false, sono i primi a non sapere niente, a non avere informazioni. A non avere esperienza di niente. Per cui come fai a credergli? Non sanno neanche le cose scientifiche base.

E voi dove prendete le informazioni che vi sembrano utili in materia di droghe?

P. Un po' su internet, un po' il passaparola, gli amici che l'hanno fatto prima di te. Ma comunque internet soprattutto.

V. Ti racconto questa. Un giorno eravamo in piazza e arrivano questi che ci danno un librettino che parlava di droghe. Noi lo apriamo tutti contenti, pensando “figata, finalmente 'na roba fatta bene, 'na roba informativa”. E all'inizio sembrava anche che fosse obiettivo ma a un certo punto vediamo la foto di Jimi Hendrix e di fianco leggiamo che era un tossico, che Satana si sarebbe preso il suo corpo e boiate del genere. Insomma alla fine era un librettino fatto da bigotti. Cosa diceva sull'erba?

P. Eh diceva che ti dava convulsioni, che vedevi i colori diversi... 

C. Ecco. Quindi io non è che mi fido molto dei librettini... Mi fido molto più di Wikipedia che è una cosa aperta a tutti e appena c'è scritta una stronzata c'è subito uno che corregge.

R. Io ho trovato un giornale fatto molto bene in ospedale. Certo c'erano delle cose discutibili sopra ma in generale aveva un approccio sensato ed era diretto sia ai ragazzi che ai genitori. Ma non se ne trovano tanti in giro.

Purtroppo, per motivi di spazio, l'interessante chiacchierata fatta con questo assortito gruppo di adolescenti deve terminare qui. La seconda parte la potrete trovare sul prossimo numero di Soft Secrets, dove si parlerà soprattutto di come i ragazzi vivono il loro rapporto con la cannabis, con i genitori e la società in cui sono ben consapevoli di vivere. Piccolissimo spoiler: questi giovanissimi, in fondo, hanno davvero la testa sulle spalle! Al prossimo numero.

E
Exitable