Prepariamoci alla fioritura

Soft Secrets
19 Sep 2013

Dopo il solstizio d'estate le giornate cominciano ad accorciarsi e, poco dopo, quando Sirio esce con il Sole, la cannabis, in natura, incomincia a fiorire. La pianta, se abbastanza matura da cambiare fase di sviluppo (deve avere almeno 35-50 giorni, a seconda delle varietà, escluse le autofiorenti), inizierà una serie di cambiamenti nella crescita e nella formazione di nuovo materiale, e inizierà quella che per noi è la fase più interessante: la fioritura. Potremo vedere i primordi fiorali all'incirca quando si sono formati 6-8 palchi di foglie, e corrispondenti rami.


Dopo il solstizio d'estate le giornate cominciano ad accorciarsi e, poco dopo, quando Sirio esce con il Sole, la cannabis, in natura, incomincia a fiorire. La pianta, se abbastanza matura da cambiare fase di sviluppo (deve avere almeno 35-50 giorni, a seconda delle varietà, escluse le autofiorenti), inizierà una serie di cambiamenti nella crescita e nella formazione di nuovo materiale, e inizierà quella che per noi è la fase più interessante: la fioritura. Potremo vedere i primordi fiorali all'incirca quando si sono formati 6-8 palchi di foglie, e corrispondenti rami.

Dopo il solstizio d’estate le giornate cominciano ad accorciarsi e, poco dopo, quando Sirio esce con il Sole, la cannabis, in natura, incomincia a fiorire. La pianta, se abbastanza matura da cambiare fase di sviluppo (deve avere almeno 35-50 giorni, a seconda delle varietà, escluse le autofiorenti), inizierà una serie di cambiamenti nella crescita e nella formazione di nuovo materiale, e inizierà quella che per noi è la fase più interessante: la fioritura. Potremo vedere i primordi fiorali all’incirca quando si sono formati 6-8 palchi di foglie, e corrispondenti rami.

A questo punto, allungandosi il periodo quotidiano di buio, la pianta continuerà a fiorire fino alla maturazione e ad un’eventuale senescenza – in caso di coltivazione indoor, dopo la comparsa dei primordi. Se il fotoperiodo continuerà ad essere superiore alle 15 ore di luce al giorno, i primordi seccheranno e le piante continueranno a crescere. Se il fotoperiodo verrà accorciato a 12-13 ore, le piante continueranno invece a produrre fiori. In fioritura le foglie non cresceranno più a coppie opposte ma singole ed alternate sul fusto, con un angolo di 60° di distanza fra loro, sulla circonferenza del ramo. Le stesse foglie, che prima aumentavano nel numero di foglioline per ciascuna foglia (se in presenza di buona insolazione fino a 13-15), adesso cominceranno a diminuire, fino ad arrivare ad una sola fogliolina per foglia, in mezzo alle nuove formazioni di fiori.

In genere, nella stessa varietà, il maschio inizia a fiorire prima della femmina, ma non è una regola fissa, alcune piante possono ritardare per un’infinità di motivi, ed è sempre necessario un controllo, finché non si è sicuri del sesso di tutte le piante che abbiamo. Personalmente consiglio sempre e comunque piante regolari, e non femminizzate. Per fiorire la cannabis ha bisogno, oltre che di un allungarsi del periodo di buio (almeno 10-12 ore) anche di un cambio nelle frequenze di luce (le piace più rosso nello spettro), nell’intensità della luce stessa. In fioritura la cannabis utilizza nutrimenti diversi rispetto a quando cresce: meno azoto e più fosforo e potassio.

Al momento della differenziazione dei sessi, alcuni fattori favoriscono la formazione di più piante femmina rispetto ai maschi. Qualcuno mi dirà che il sesso della pianta è nel patrimonio genetico. Verissimo, ma diversi fattori ambientali fanno sì che alcune piante scelgano di essere maschio, oppure femmina, oppure ermafrodita. In genere, se una pianta non subisce stress di alcun genere, ha una buona disponibilità di terreno e nutrimenti bilanciati, ha più probabilità di diventare femmina. In condizioni contrarie, soprattutto se lo stress è prolungato (caldo, freddo, siccità, terreno troppo a lungo inzuppato, ph sbagliato, carenza/eccesso o sbilanciamento di nutrimenti, mancanza di aria circolante, attacchi di patogeni, rotture, mancanza o eccesso di luce, ritmi giorno/notte non costanti…) si noterà una maggior percentuale di maschi. In caso di problemi all’inizio della fase di fioritura (soprattutto in caso di cambiamenti ripetuti nel fotoperiodo) alcune piante potranno mostrare fiori femminili e maschili contemporaneamente.

Non è possibile, se non con uno screening genetico (fattibile solo in laboratorio) o determinare il sesso delle piante prima della formazione dei primordi fiorali. Per questo motivo sconsiglio, in caso di coltivazione indoor, di cambiare il fotoperiodo per indurre la fioritura prima che i primordi stessi appaiano. Le piante continueranno a crescere fino alla maturità necessaria per fiorire, ma le ridotte ore di luce faranno sì che le piante si allunghino in modo non necessario e spesso eccessivo, rimanendo con rami striminziti e con un metabolismo ridotto.

Per esperienza, posso affermare che un aumento nella disponibilità di azoto appena prima della fioritura allunga la fase di crescita e ritarda l’inizio della formazione di fiori a vantaggio del materiale fogliare, ma favorisce una maggior percentuale di femmine. La pianta “riconosce” che è in un punto con buona disponibilità di nutrimenti e, diventando femmina, potrà lasciar cadere i suoi semi in un posto dove potranno crescere bene. Al contrario, diventando maschio potrà lasciare il suo polline al vento, con la speranza di trovare una femmina che sta bene, da fecondare. Quindi, la fase che precede la fioritura è molto importante per la pianta che, se sarà in buona salute e con un metabolismo rapido, inizierà velocemente la formazione di fiori. Se il metabolismo sarà rallentato per qualsiasi motivo, anche la formazione di fiori sarà più lenta, soprattutto all’inizio, fase in cui i cambiamenti nella morfologia rendono necessario un equilibrio di tutti i fattori.

Da quando cominceranno a formarsi i fiori, la possibilità di intervenire contro eventuali patogeni (insetti, acari, muffe) sarà ridotta, per il rischio di modificare il gusto e la salubrità delle formazioni fiorali. Ogni prodotto spruzzato sulle cime verrà da queste assorbito o trattenuto in superficie, ed anche tracce, di qualunque altra sostanza, potrebbero essere pericolose, o disgustose. Bisognerà dunque pensarci prima. Trattamenti preventivi contro ogni tipo di infestazione dovranno essere fatti durante la crescita, o al massimo all’inizio della fioritura, con le formazioni di fiori ancora piccolissime. Un buon prodotto che può prevenire molti problemi è l’olio di neem, da solo o in aggiunta di olii essenziali (in genere di agrumi). Spruzzato un paio di volte a distanza di 10 giorni allontana la maggior parte degli insetti (anche gli acari) e ha una buona azione preventiva contro le muffe. Un trattamento fogliare pre-fioritura con poltiglia bordolese (solfato di rame e calce) sarà utilissimo contro le muffe, rendendo le foglie più resistenti anche ad altri attacchi (insetti, stress ambientali).

Se le piante sono in vaso, una buona disponibilità di terreno favorirà una maggior formazione di radici e in seguito di fiori, e farà da effetto tampone per ogni sbilanciamento nei fattori di crescita. L’inizio della fioritura in genere è accompagnato da un trapianto, in un vaso più grande: se vogliamo cime grandi e piene, anche più del doppio di quello precedente (in genere una pianta “normale” vuole almeno 5-10 litri di terreno al mese, escluso il primo mese). Anche la qualità del terreno sarà importante: buona capacità di drenaggio, buona ritenzione idrica, ph non superiore a 6,5 (e non inferiore a 5,5), alto rapporto azoto/carbonio (inferiore a 40: se superiore c’è troppo carbonio e poco azoto, e i batteri del terreno prelevano azoto per nitrificare, condizione ideale per un semenzaio; se inferiore c’è azoto disponibile per le piante, ideale in crescita e in fioritura).

Sarà molto importante che il terreno sia “vivo”. Ricco di materia organica, di humus, di enzimi e batteri benefici, di nutrimenti disponibili immediatamente e a medio/lungo termine. Ricordo che l’azoto è “mobile” nel terreno (viene dilavato con le piogge, ed evapora nell’aria) mentre il fosforo ed il potassio sono “immobili”, ed una loro concentrazione eccessiva porta a problemi difficilmente risolvibili. È sì importante fornire alla pianta tutto ciò di cui ha bisogno, ma non bisogna esagerare.

Se le piante sono state cimate o piegate per modificarne la forma o per qualunque altro motivo, siate previdenti e fornite loro dei sostegni, per evitare che in seguito si possano spezzare dei rami per il peso delle infiorescenze. Il modificare la forma della pianta spesso è necessario e a volte porta anche a raccolti maggiori. Ma è una cosa da valutare con attenzione, perché potrebbe portare dei problemi: oltre alla possibilità di rotture, ogni tipo di ferita (anche quelle superficiali) può favorire la formazione di muffe, soprattutto botrite, e l’entrata di insetti nei tessuti interni della pianta. Oltre alla poltiglia bordolese, anche il silicato di potassio (silice), spruzzato sulle foglie e sul fusto, contribuisce ad irrobustirli e a renderli meno attaccabili, ma se dato in eccesso fa apparire le piante strane, quasi “plastificate”.

Per le piante in vaso, spesso l’entrata in fioritura coincide con una carenza di magnesio (facilmente rimediabile), che si nota con chiazze di colore più chiaro sulle foglie, fra le venature. Il bilanciamento fra calcio, potassio e magnesio è alla base della fertilità del terreno e non bisogna né far mancare, né introdurre in eccesso questi elementi. Anche il calcio è spesso carente nei terricci da vaso e nei nutrimenti liquidi: la sua carenza non permette la formazione di cime apprezzabili, e una carenza grave può far morire di colpo la pianta. In fioritura, accanto ad ogni pelo radicale ci dovrebbe essere una molecola di calcio per assicurare un metabolismo perfetto. Una piccola aggiunta ogni tanto di solfato/nitrato di calcio (o l’utilizzo di nutrimenti organici solidi, anche sotto forma di tè) eviterà questo problema.

Per avere cime grandi e compatte, sarà necessaria una grossa disponibilità di fosforo, che però se sarà in eccesso potrà provocare un anticipo nella maturazione e nanismo nelle piante. Il potassio è un elemento di lusso, se è disponibile alle piante piace molto assimilarlo, perché è anche protettivo. Ma un eccesso, oltre a bloccare l’assorbimento degli altri nutrimenti, può essere tossico. Inoltre se c’è troppo potassio le piante tendono a produrre meno resina. Non fate mai mancare in ogni caso questo elemento, responsabile del turgore delle foglie e della robustezza dei rami e dello stelo.

Non togliete mai le foglie grandi, se non quelle ammalate o rinsecchite: l’asportazione delle foglie porta ad una maturazione precoce e ad un nanismo dei fiori. Se numerose foglie grandi stanno ingiallendo già all’inizio della fioritura è sintomo di carenza di azoto (o, se in vaso, di terreno disponibile). In questo caso sarà bene somministrare ancora per un po’ di tempo un fertilizzante per la crescita, ricco di azoto, che sarà necessario per la formazione di nuovo materiale.

Mentre le piante durante la crescita sono favorite da un clima tropicale umido, durante la fioritura l’ideale sarebbe un clima di montagna, più fresco ma con un’insolazione forte, con cambi di temperatura fra il giorno, più caldo, e la notte, più fresca. Non si forma più THC ma si formano terpeni complessi, che contribuiranno ad un più completo effetto finale. In fioritura la circolazione e il ricambio dell’aria sono importantissimi. Anche in pieno campo, se l’aria è ferma e stagnante l’anidride carbonica intorno alle foglie si consuma rapidamente e la pianta non si sviluppa. In più un accumulo di umidità dato dal ristagno d’aria favorisce la formazione di muffe in mezzo alle cime.

Mentre l’umidità relativa dell’aria durante la crescita ha valori ideali fra il 60% e il 70%, in fioritura non dovrebbe superare il 50%, per favorire la formazione di fiori rispetto a quella di foglie e per evitare la formazione di muffe.

Una maggiore intensità della luce (all’aperto, come detto all’inizio, la luce di Sirio si aggiunge a quella del Sole) permetterà la formazione di cime dure e compatte, mentre una luce “fioca” e non brillante ci farà avere delle cime lunghe, sottili e senza consistenza.

All’aperto, in condizioni di “guerrilla”, bisognerà considerare la crescita della vegetazione circostante le piante, e spesso bisognerà intervenire tagliando o spostando le piante che fanno ombra e aumentano l’umidità attorno alle nostre beneamate. Sempre all’aperto, attenzione ai roditori (conigli, topi, minilepri), che d’estate trovano la corteccia delle piante di cannabis l’ideale per pulirsi i denti, e spesso uccidono le piante per niente.

Proprio perché sarebbe bene non spruzzare alcun pesticida (anche se “bio”) sulle piante in fioritura, bisognerebbe iniziare una lotta integrata con i predatori dei parassiti (le coccinelle sono il miglior predatore contro molti parassiti della cannabis, ed anche il bacillum thuringensis ha un’ottima azione, soprattutto contro gli insetti a corpo molle, come i bruchi) e condizioni inidonee per le muffe.

Abbiamo visto come la fase di inizio fioritura è importante e quali e quanti lavori bisogni fare per arrivarci al meglio. Abbiate pazienza. Una fioritura troppo rapida pregiudica il gusto, la qualità e la quantità di raccolto. Sappiate aspettare e siate tempestivi ed efficaci nei trattamenti per ogni problema che si possa presentare. Date alle piante tutto quello di cui hanno bisogno, senza esagerare. E soprattutto date loro tanto amore, ne hanno bisogno e loro vorrebbero poterne dare tanto a voi… Buon lavoro, che sia al più presto un lavoro che si possa fare senza aver paura di pazzi invasati che ancora vivono di menzogne. Bom Bholenat!

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