Selezionare piante madri

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09 Oct 2014

Coltivare cannabis comporta una serie di scelte fondamentali come, ad esempio, la tecnica di coltivazione da intraprendere, il ciclo continuo oppure il SOG e lo SCROG, il luogo in cui coltivare, indoor o outdoor, la strumentazione da utilizzare. La prima scelta da fare quando si vuole


Coltivare cannabis comporta una serie di scelte fondamentali come, ad esempio, la tecnica di coltivazione da intraprendere, il ciclo continuo oppure il SOG e lo SCROG, il luogo in cui coltivare, indoor o outdoor, la strumentazione da utilizzare. La prima scelta da fare quando si vuole

Coltivare cannabis comporta una serie di scelte fondamentali come, ad esempio, la tecnica di coltivazione da intraprendere, il ciclo continuo oppure il SOG e lo SCROG, il luogo in cui coltivare, indoor o outdoor, la strumentazione da utilizzare. La prima scelta da fare quando si vuole intraprendere un coltivo di cannabis, è decidere se iniziare da semi oppure da talee; coltivare a partire da una buona pianta madre ha sicuramente alcuni vantaggi, come la disponibilità continua di cloni e la certezza della qualità della genetica che si sta coltivando: il clone infatti è una copia esatta della pianta madre. Un altro vantaggio è dato dalla realizzazione di un coltivo con tutte le piante identiche perché in questo modo si facilitano alcune operazioni di mantenimento. Anche coltivare da seme ha i suoi vantaggi, perché da un buon seme crescerà una pianta più vigorosa poiché sarà in grado di sviluppare un apparato radicale maggiore. 

Iniziamo a descrivere un coltivo, indipendentemente dalle sue dimensioni, partendo dalla scelta di una buona pianta madre. Il primo passo da fare è decidere la varietà che ci piacerebbe coltivare. Una varietà con una buona genetica ci garantisce un coltivo ottimale con una conseguente resa maggiore anche in termini di qualità. La scelta può variare da molteplici fattori, come la predominanza indica sativa, la discendenza, il tempo di fioritura, l’altezza, la resistenza a muffe e malattie, etc.. Selezionati i semi desiderati, per prima cosa immergiamoli in un bicchiere d'acqua per circa 24 ore, in questo modo l'acqua penetrerà all'interno del guscio del seme, accelerando il processo di germinazione; passate le 24 ore, poniamo i semi in un panno abbastanza umido, avvolgiamolo e conserviamolo in un luogo buio e caldo (un armadio); sebbene una temperatura di 26° sia l'ideale per far germinare e radicare i nostri semi, mantenerla entro i 22°- 25° favorisce una percentuale maggiore di piante di sesso femminile. Durante questa operazione bisogna maneggiare con molta cura i semi, essendo questi molto delicati. 

Una volta nati i germogli dall'interno del guscio, possiamo piantare i semenzali in cubi di lana roccia o dischi di torba. Bagniamo leggermente il substrato con una soluzione leggera contenente vitamina B1. La soluzione aiuterà i germogli a superare lo shock del trapianto e le radici ad assorbire meglio l'umidità; consiglio di utilizzare la vitamina B1 ogni volta che si trapianta. Porre con delicatezza i semenzali con il germoglio rivolto verso il basso e il guscio verso l'alto e spostare le future piantine sotto l'illuminazione di una coppia di tubi fluorescenti di tipo T5 o T8 ad una distanza di 5-10 cm con un fotoperiodo di 24h fino a quando non saranno pronte per essere trapiantate in contenitori più grandi. Cercate di mantenere l'umidità sopra il 60-70%. Un piccolo box della dimensione di un vecchio televisore aiuterà a mantenere sotto controllo il clima intorno ai semenzali. 

Quando vedremo spuntare abbastanza radici dai cubi di lana roccia/dischi di torba, le nostre piantine saranno pronte per essere trapiantate in contenitori più grandi; è a discrezione di ognuno la scelta della dimensione del contenitore, personalmente inizio trapiantando le mie piantine in piccoli vasi da 0.2 litri, passando progressivamente a contenitori di 0.7-3-7-11 e 18 litri. Mettiamo uno strato di argilla espansa sul fondo del vaso, riempiamolo di terra di tipo light mix, povera di sostanze nutritive, evitando in questo modo il rischio di fertilizzare troppo le piccole piante. In cima al substrato facciamo un foro abbastanza profondo da poter ospitare le piantine; è inoltre particolarmente indicato utilizzare trichoderma o micorriza. Aggiungerne un pizzico nel foro che ospiterà le piantine, attenendosi alle quantità indicate dal produttore. Questo genere di funghi benefici infatti colonizzano le radici entrando di fatto in simbiosi con la pianta. Trichoderma e micorriza favoriscono l'assimilazione delle sostanze nutritive e la fortificazione del sistema immunitario. In commercio esistono concentrati liquidi e in polvere, questi ultimi più facili da utilizzare. 

Trapiantiamo i semenzali e bagniamo il substrato con la soluzione nutriente. Consiglio di lavorare con acqua osmotica, con elettro-conducibilità (EC) pari a 0. Attraverso la misurazione dell'EC possiamo conoscere la quantità di sali minerali disciolti nell'acqua, ma non quali sali e le rispettive quantità. Utilizzando acqua osmotica, saremo sicuri di non irrigare le nostre piantine con acqua con un contenuto di sali minerali in eccesso. È sempre meglio evitare l'acqua delle reti cittadine perché molto spesso è troppo ricca di cloro. Nel caso si utilizzasse semplice acqua di rubinetto, consiglio di decantarla lasciandola riposare per circa 24 ore in un deposito senza coperchio, in modo da consentire al cloro di evaporare. Partendo da un acqua con EC 0 dovremo aggiungere delle piccole quantità di calcio e magnesio, con un rapporto di 1:1 fino a raggiungere un valore di EC pari a 0,3 μʃʃ = microsiemens). Attenzione però, la cannabis consuma grandi quantità di magnesio, perciò può darsi sia necessario aumentarne le quantità. Il magnesio infatti è alla base della produzione di clorofilla. 

Aggiungiamo il fertilizzante specifico per la fase di crescita; in generale, suggerisco di scegliere tra fertilizzanti bio o a base organica, che, rispetto ai fertilizzanti di sintesi, conferiscono un sapore più buono al prodotto finale riducendo il rischio di fertilizzare in eccesso la pianta. L'EC finale della soluzione deve risultare di 0,5 μʃ. Aggiungiamo dello stimolatore radicale alla soluzione nutritiva. Molto spesso questo tipo di stimolatori sono privi di N-P-K (azoto-fosforo-potassio, elementi indispensabili in tutte le fasi di vita della pianta) e perciò una volta aggiunti nella soluzione nutritiva non dovrebbero alterarne l'EC; nel caso contrario, mantenersi al di sotto di un valore di 0,6 μʃ. Misuriamo il ph della soluzione utilizzando un misuratore digitale e portiamolo ad un valore di 6.0 aggiungendo se necessario un prodotto apposito per alzarlo o abbassarlo. Tenere sotto controllo questo valore è molto importante. La scala del ph indica l'equilibrio acido-alcalino dell'acqua, dove 0 corrisponde alla massima acidità, 14 alla massima alcalinità e 7 indica un valore neutro. La disponibilità degli elementi nutritivi varia a seconda del valore del ph. La cannabis assorbe la maggior parte delle sostanze nutritive in un range di ph che va da 5.5 a 6.5. 

Sistemiamo i vasi sotto una lampada ad alogenuri metallici (MH) a distanza di 1 metro dalla cima delle piante affinché si abituino ad una luce più intensa; le lampade MH hanno uno spettro di colori adatto alla fase di crescita e funzionano con un apposito trasformatore e un riflettore per distribuire la luce in modo più uniforme. Un altro tipo di lampade adatte alla fase di crescita sono le CFL (Lampade a Fluorescenza Compatta). Queste lampade rispetto alle MH scaldano molto meno e non non hanno bisogno di un trasformatore per funzionare. In questo caso, le lampade potranno essere posizionate ad una distanza più ravvicinata. Tuttavia, a causa della scarsa luminosità, le piante cresceranno molto più lentamente. Il clima ideale da riprodurre è di 26°C di temperatura e 55-60% di umidità. Sicuramente sarà necessario installare un estrattore d'aria per espellere l'aria calda dalla stanza di coltivazione. Consiglio di posizionarlo in alto perché il calore tende a salire su. 

Generalmente in fase di crescita, le piante non sono molto odorose, ma può darsi che successivamente sarà necessario aggiungere all'estrattore d'aria un filtro ai carboni attivi, in modo tale che l'aria prima di essere espulsa fuori, venga purificata. Anche un ventilatore oscillante aiuta a muovere l'aria nella stanza e inoltre le piante soggette a leggero movimento diventeranno più robuste. Dopo circa dieci giorni le piante saranno pronte per essere trapiantate di nuovo; quando le sfiliamo dai vasi potremo vedere le radici strette intorno al blocco di terra. Prima di trapiantarle nel nuovo vaso, eliminiamo dal fondo delle radici l'argilla espansa rimasta attaccata. Questa volta usiamo vasi da 0.7 litri, riempiamo il fondo con uno strato di argilla espansa, mescoliamo la terra sempre tipo light mix con della perlite per garantire un drenaggio maggiore e un terreno più arieggiato. La quantità di perlite deve essere pari al 30% del volume totale. Facciamo un foro in cima al substrato e trapiantiamo le piante. Irrighiamo il terreno con la soluzione nutriente e man mano che le nostre piante ne hanno bisogno, aggiungiamo più fertilizzante alla soluzione nutritiva, mantenendoci ad un valore di 0,8-1 μʃ

Sicuramente continuare ad utilizzare uno stimolatore radicale porta i suoi vantaggi, ma non è strettamente necessario. Lo stimolatore radicale è un cocktail di microrganismi benefici, che stimolano lo sviluppo dell'apparato radicale. Controllare costantemente che il terreno sia umido, non deve essere zuppo d'acqua, le radici potrebbero marcire. Abbassiamo la lampada ad una distanza di 60 cm. Ripetere l'operazione di trapianto ogni volta che le radici sono visibili dalla parte inferiore del vaso, oppure quando lo riterrete necessario giudicando le dimensioni raggiunte dalle vostre piante. Utilizzando di volta in volta contenitori di dimensioni maggiori, le piante diventeranno sempre più grandi; inoltre saranno in grado di riprodursi più velocemente ogni volta che gli verranno asportati dei cloni. Quando saranno trapiantate in vasi da 7 litri o più grandi, consiglio di mescolare la terra con del guano di pipistrello o humus di lombrico, per garantire alle piante madri una riserva costante di elementi nutritivi. 

Dopo circa due mesi di vita, le piante mostreranno il loro sesso; in caso contrario, diminuire il numero di ore di luce, da 18h fino a 14 -12h se necessario, in modo da favorire l'identificazione del sesso. Se partite da semi femminilizzati, la percentuale di piante femmine sarà maggiore, fino al 100%. Per i semi regolari la percentuale è molto più bassa, generalmente del 50% tra piante maschio e femmina. Una volta identificato il sesso, eliminiamo le piante di sesso maschile. Mantenere le madri con un fotoperiodo di 18-24h di luce, temperatura di circa 26° e umidità sopra il 55-60%. Irrigare con la soluzione nutriente con un valore di EC entro un range di 1,0-1,2μʃ . Generalmente, le piante a maggioranza indica hanno bisogno di livelli più alti di concentrazione, mentre le piante a maggioranza sativa richiedono soluzioni nutritive meno concentrate. Giudicate voi stessi il fabbisogno delle vostre piante, spesso basta solo osservarle attentamente. 

Periodicamente è necessario lavare il terreno dall'accumulo di sali minerali; irrigare abbondantemente con acqua con EC pari a 0,3-0,4 μʃ fino a che non drena dal fondo del vaso. Misurare l'EC dell'acqua di scolo aiuta a capire se il substrato ha un accumulo di sali minerali in eccesso. È probabile che per lavare a fondo il terreno sia necessaria una quantità di acqua pari al doppio o anche il triplo della dimensione del vaso. Ad esempio, se il vaso è da 7 litri saranno necessari dai 14 ai 21 litri di acqua. Alcuni coltivatori aggiungono periodicamente dei prodotti contenenti microrganismi che facilitano la decomposizione della massa radicale morta, come il Cannazym di Canna. 

Ora siamo pronti a selezionare tra le nostre piante madri, il campione, ovvero quella che più preferiamo. Possiamo mantenere le piante madri in fase di crescita e asportare un paio di cloni da ogni pianta. Etichettare i cloni ci aiuta a capire a quale pianta madre corrispondono. Nel frattempo, coltiviamo le talee fino alla fase finale di fioritura; questo ci consente di valutarne le caratteristiche, analizzare il prodotto finale e selezionare la varietà più adeguata alle nostre esigenze; dopo di che possiamo eliminare le piante madri corrispondenti ai cloni che non hanno superato la prova. 

Non è facile selezionare un buon campione, oltre ad un pizzico di fortuna, spesso è necessario lavorare su un gran numero di piante. Il lavoro si fa più difficile se la selezione dovrà essere fatta partendo da grandi quantità di semi, ad esempio un centinaio. La difficoltà maggiore sarà infatti tenere in stand- by un gran numero di piante di grandi dimensioni. In questo caso, coltiviamo i 100 semi come descritto precedentemente: poniamoli a germinare, trapiantiamo i semenzali in contenitori più grandi, il vaso finale sarà di 7 litri; prima di indurre la fioritura, asportiamo da ogni pianta un paio di cloni ed etichettiamoli. 

Le talee, occupando meno spazio, sono più facili da mantenere in stand- by in attesa di una successiva selezione. Facciamo fiorire le piante da seme e una volta che abbiamo raccolto, possiamo selezionare la genetica che più ci interessa mantenendo in stato vegetativo il clone corrispondente. È abbastanza chiaro che con quanti più semi si lavora, maggiore sarà la possibilità di trovare un vero campione, con una genetica unica e caratteristiche adeguate alle nostre necessità. 

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