In sintesi

Soft Secrets
05 Apr 2013

Fin dal 1941, la sintesi di cannabinoidi in laboratorio è stata portata avanti da un gruppo di ricercatori condotti da Roger Adams (1889-1971), direttore del Dipartimento di Chimica dell'Università dell'Illinois (USA), che lavorò molto per determinare la composizione vegetale di sostanze molto complesse come gli oli e gli alcaloidi.


Fin dal 1941, la sintesi di cannabinoidi in laboratorio è stata portata avanti da un gruppo di ricercatori condotti da Roger Adams (1889-1971), direttore del Dipartimento di Chimica dell'Università dell'Illinois (USA), che lavorò molto per determinare la composizione vegetale di sostanze molto complesse come gli oli e gli alcaloidi.

Fin dal 1941, la sintesi di cannabinoidi in laboratorio è stata portata avanti da un gruppo di ricercatori condotti da Roger Adams (1889-1971), direttore del Dipartimento di Chimica dell’Università dell’Illinois (USA), che lavorò molto per determinare la composizione vegetale di sostanze molto complesse come gli oli e gli alcaloidi.

Successivamente, questo tipo di ricerca è stata svolta dal Raphael Mechoulam, israeliano, professore alla Hebrew University di Gerusalemme (Israele). Mechoulam è famoso al Mondo per il suo lavoro sull’isolamento e la sintesi del THC (Δ9-tetrahydrocannabinol), il principale composto della cannabis.

Nel 1992 Mechoulam, affiancato dai suoi studenti, ha pure identificato e isolato l’anandamide (dal sanscrito indiano, Stato di grazia), il cannabinoide endogeno prodotto dal cervello e il 2-arachidonoyl glycerol (2-AG), un altro endocannabinoide generato dagli organi periferici (reni, cuore, polmoni e milza), in grado di legarsi ai recettori dei cannabinoidi CB, esattamente come la cannabis.

Inizialmente la sintesi dei cannabinoidi era basata sulla struttura di quelli provenienti dall’erba, che han permesso di produrre e testare un gran numero d’analoghi. I nuovi composti, invece, in diversi casi, non sono basati sui cannabinoidi naturali e possono essere costruiti anche partendo dalla struttura dei cannabinoidi endogeni.

I cannabinoidi sintetici sono molto validi per gli esperimenti scientifici perché permettono di determinare la relazione tra struttura e attività dei cannabinoidi, con la possibilità d’incrementare le modifiche alle molecole. Tra quelli utilizzati in questo impiego troviamo il JWH-018, l’ingrediente anche delle cosiddette “spice”, l’ HU-210 e HU-331, il primo fino a 100 volte più potente del THC, mentre il secondo è un potenziale strumento anticancro derivato dal cannabinoide CBD (cannabidiolo), generalmente ben presente nelle varietà di cannabis Indica asiatiche. Il CP-55940 è stato invece ottenuto nel 1974 ed è un cannabinoide sintetico agonista dei recettori di cannabinoidi CB, maggiormente presente nel cervello, molto più potente del THC. Esiste poi il SR144528 e il il JWH-133, agonisti dei recettore CB2, maggiormente presente nel sistema immunitario, e il WIN 55-212-2 e il AM-2201, altri due potenti agonisti dei recettori CB. Per finire, il Levonantradol (Nantrodolum) è un analgesico e antiemetico, ma non è attualmente in uso nella medicina.

Tra i farmaci più importanti, contenenti cannabinoidi naturali, sintetici o analoghi, troviamo, invece, il Dronabinol (Marinol), il Nabilone (Cesamet), Sativex e Rimonabant (SR141716).

Il Dronabinol è una variante sintetica del THC registrato come farmaco fin dal 1985, l’unico contenente cannabinoidi approvato dalla Food and Drug Administration americana, l’agenzia per gli alimenti e i medicinali. Prodotto dalla Unimed Pharmaceuticals Inc., è commercializzato in America con il nome di Marinol e in Europa come Dronabinol.

Per una sorta d’allergia cattolico-mafiosa ai cannabinoidi non è ovviamente in vendita in Italia, ma può però essere importato con la procedura prevista dal Decreto Ministeriale 11-2-1997. Il Dronabilon è impiegato nella cura della nausea e del vomito derivati dalla chemioterpia antitumorale e per lo stimolo dell’appetito nella sindrome da deperimento da AIDS. La commercializzazione avviene in compresse per l’assunzione orale e, in America, il Dronabinol è classificato nella Tabella 3, assieme a tutte le sostanze con valore medico ma con un rischio potenziale d’abuso ed è in grado di generare una moderata-bassa dipendenza.

Il Nabilone, ancora, è un farmaco cannabinoide sintetico, analogo al Dronabinol, ma classificato in America nella Tabella 2, con le sostanze con valore medico, ma in grado di generare abuso e dipendenza fisica e psicologica. E’ un farmaco registrato con il nome di Cesamet e, come il Dronabinol è importabile in Italia e prescritto per la nausea e il vomito in chemioterapia.

Negli Stati uniti, questi due medicamenti fan sorgere il paradosso della classificazione della cannabis naturale nella Tabella 1, con tutte le droghe e le sostanze per le quali attualmente non ci sono usi medici accettati.

Il Sativex, invece, è un spray orale, sublinguale, contenete due cannabinoidi, il THC e il CBD , in pari dosaggio, con rateo 1:1. E’ utilizzato nel dolore neuropatico e tumorale, per gli spasmi della sclerosi multipla ed è commercializzato in più di 20 nazioni, tra cui Inghilterra, Canada, Spagna, non ancora in Italia, ma può essere a sua volta importato.

E’ prodotta dalla GW Pharmaceuticals come estratto standardizzato dalla pianta di cannabis e diversi studi hanno dimostrato la sua efficacia anche nella cura dell’artrite reumatoide. In questo caso, è in grado di bloccare la progressione della malattia, di diminuire la percezione del dolore e migliorare la qualità del sonno, senza il riscontro di casi d’abuso.
A differenza dei cittadini inglesi, la GW può coltivare cannabis e nel team dei ricercatori che hanno selezionato le piante per l’estrazione del Sativex era presente anche il breeder italo-svizzero Fabio Wifi Santacroce.

Il Rimonabant è invece un farmaco analogo ai cannabinoidi, nel senso che in qualche modo ne imita l’azione: è in grado di bloccare il recettore CB ed era impiegato stupidamente nella cura dell’obesità. Avevano pensato, visto che la marijuana attiva i recettori CB e provoca appetito, se noi blocchiamo i recettori, alle persone non viene fame e possono dimagrire. Peccato che la marijuana, tramite l’attivazione del recettore CB, porta anche al buon umore e alla regolazione del ritmo sonno-veglia. Le persone in cura con questo medicinale sperimentavano, infatti, anche depressione, insonnia e ci sono stati dei casi di suicidio, fino al ritiro del farmaco dal mercato.

Eppure certi tipi d’hashish provenienti dal Nepal e dall’Afganistan, così come le piante dello Zambia e del Sud Africa, sono ricche del cannabinoide THCV, un ottimo anoressico, prezioso nelle diete per perdere peso. Purtroppo, però, se la cannabis fosse liberamente e responsabilmente commercializzata, non ci guadagnerebbero le case farmaceutiche, ma i contadini delle montagne asiatiche o dell’Africa, che probabilmente uscirebbero dalla miseria nel giro di poco tempo, vista la mole dei clienti generata quest’era proibizionista.

Di questi farmaci di sintesi il più efficace sembra essere il Sativex, perché contiene 2 cannabinoidi, il THC e il CBD, e non solo il THC come nel caso del Marinol e

Cesamet. Nel Sativex, poi, i due cannabinoidi sono ottenuti direttamente dalla piante di marijuana, risultando più equilibrati e naturali nei loro effetti.

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