Storie di farmacisti, tabaccai e coltivatori

Soft Secrets
11 Sep 2017
Da che, tre anni orsono, la Fini-Giovanardi è stata archiviata, la canapa italiana ha vissuto un nuovo rinascimento. Molteplici soggetti si sono messi letteralmente in campo per ridare dignità a quella che, nonostante le demonizzazioni proibizioniste, è sempre stata una semplice pianta. Il governo stesso ha implementato una sorta di riforma sull’utilizzo terapeutico e ha spinto per la produzione autoctona, anche se blindata dai militari. E anche il mercato, individuata la zona grigia concessa dalla legge attuale sulla canapa industriale, si è adattato di conseguenza. Eppure in Italia si parla ancora di sequestri, arresti e pene detentive per reati connessi alla cannabis. Paradosso all’italiana, semplice confusione o normale amministrazione? Curarsi con la cannabis in Italia è legale dal 2007 eppure ancora oggi, 10 anni dopo, giungono notizie come quella segnalataci lo scorso maggio, quando ad almeno 6 farmacie è stata comminata una multa di 8.600 Euro, a seguito della segnalazione da parte delle forze dell’ordine. Il reato? Quello di pubblicizzare, tra le altre cose, preparazioni di farmaci a base di cannabis. Tra gli esercizi dei quali si ha notizia: Farmacia Dr. Ternelli di Bibbiano (RE), Farmacia S.Carlo di Sant'Agostino (FE), Farmacia Dell'Amarissimo di Riccione (RN), Farmacia Santini di Cesena (FC); Farmacia Di S. Giuseppe di Grosseto (GR) e Farmacia Nenna di Orsogna (CH). Storie di farmacisti, tabaccai e coltivatori Secondo il Ministero della Salute e secondo le forze dell’ordine, il solo fatto di essere presenti sui motori di ricerca che mostrano le farmacie che effettuano preparazioni a base di cannabis, equivale a violare i dettami dell’art. 84 del DPR 309/90 – la legge sugli stupefacenti tutt’ora in vigore – il quale recita: “La propaganda pubblicitaria di sostanze o preparazioni comprese nelle tabelle previste dall’articolo 14, anche se effettuata in modo indiretto, è vietata”. Tutto giusto, se non fosse che su internet è possibile trovare decine di siti che offrono lo stesso servizio, segnalando decine di farmacie che ad esempio effettuano preparazioni a base di morfina od oppiacei, senza che nessuna sanzione fosse mai stata comminata in questo senso. Basta una semplice ricerca sui motori più noti e compaiono numerosi siti come cercafarmaco.it, wikipharm.it oppure dica33.it. “Io non potrei in assoluto parlare di cannabis, anche il solo dire la parola cannabis, in quanto farmacista, secondo il ministero della Salute equivale a fare pubblicità”, ha spiegato il dottor Paolo Mantovani, titolare di una farmacia galenica di quelle che sono state raggiunte dalla sanzione. “Siamo in imbarazzo ed i nostri stessi legali ai quali abbiamo affidato il ricorso, fanno fatica a capire quale sia il capo d’imputazione. Ci dovremo rimettere ad un prefetto e dopo andare da un giudice, spendendo soldi e perdendo tempo, perché un paziente che ha bisogno di queste terapie, attraverso i mezzi informatici, non può sapere quali siano le farmacie che hanno laboratori attrezzati per questo tipo di preparazioni”. Un paradosso che gli operatori avevano provato a chiarire con una dirigente dell’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute, ma, secondo la dottoressa anche il solo essere presenti su dei motori di ricerca, equivale a fare “pubblicità indiretta”. Stessa situazione per il dottor Marco Ternelli, che lavora presso l’omonima farmacia, al quale è stata contestata la presenza su alcuni siti che segnalano farmacie che effettuano preparati a base di cannabis. “Da stamattina”, ha spiegato il dottore, “abbiamo messo offline il sito della farmacia. È stata una scelta nostra, avremmo anche potuto non farlo perché non siamo stati raggiunti da un ordine restrittivo, però, in forma di protesta, non togliamo solo la cannabis dal nostro sito, togliamo tutto, perché se non possiamo parlare di cannabis, allora vuol dire che non possiamo parlare degli altri farmaci galenici o dei servizi che la farmacia fa”. Oltre ai farmacisti a correre al riparo in Italia pare ci siano anche i tabaccai. Con l’operazione EasyJoint, la Federazione Italiana Tabaccai (FIT), teme che le forze dell’ordine possano effettuare controlli nei tabacchi di tutta Italia per verificare la vendita o non vendita di questa “marijuana light”. Sul sito ufficiale tabaccai.it si può infatti leggere la seguente nota: “sembrerebbe che ad alcuni colleghi sia stato proposto di tenerla (Easy Joint nda.) in rivendita perché regolarmente vendibile Ebbene, su questo permetteteci qualche legittimo dubbio (ad esempio, chi garantisce sulla percentuale di principio attivo o sull’origine dei prodotti?) e almeno una certezza: «nelle rivendite è vietata la vendita di prodotti o sostanze atte a surrogare i generi di monopolio». Peraltro anche qualora non sia classificabile come droga, se di prodotto da fumo si tratta, seppur non a base di tabacco, nessuno dovrebbe venderlo in quanto andrebbe prima assoggettato ad accisa e iscritto a tariffa”. Tanta confusione dunque in materia di canapa legale. In Italia, grazie anche a norme fumose, permangono purtroppo il pregiudizio e l’ignoranza, col risultato che quando si tratta di coltivazione non autorizzata di piante di canapa la prassi è sempre abbastanza chiara e standardizzata: al sequestro del materiale penalmente rilevante (le piante) segue contestualmente la misura cautelare (arresto o domiciliari). Di seguito un piccolo estratto dalle recenti cronache locali che vedono protagonisti coltivatori, più o meno professionali ma sempre con quantitativi risibilissimi di prodotto, alle prese con l'attuale legge sulle droghe. 5 giugno 2017 PALERMO - Una serra con 21 piante di cannabis indica è stata scoperta, nella borgata marinara di Mondello a Palermo, dalla polizia di Stato nell’abitazione di un uomo di 60 anni, che è stato arrestato. 8 giugno SALERNO - Personale della Polizia di Stato appartenente al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Cava de’ Tirreni, ha tratto in arresto, nella giornata di ieri, G. S., cavese di anni 58, ritenuto responsabile di coltivazione illegale di sostanza stupefacente. i poliziotti sono intervenuti all’interno della proprietà di G. S., a Cava de’ Tirreni, notando delle piante in vegetazione, poste in crescita all’interno di vasi lungo un vialetto adiacente all’abitazione. L’odore e la forma del fogliame facevano ritenere agli agenti che poteva trattarsi di piante di cannabis indica. Gli ulteriori accertamenti, svolti con l’impiego di personale della Polizia Scientifica, permettevano di accertare che le piante erano effettivamente di cannabis indica ed erano coltivate al fine di produrre marijuana. Storie di farmacisti, tabaccai e coltivatori 4 giugno ROMA - I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Cassia hanno arrestato un romano di 59 anni, già conosciuto dalle forze dell’ordine, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo, vivaista di professione, aveva dato libero sfogo al suo “pollice verde” anche nel giardino dell’abitazione in cui è domiciliato, in cui i Carabinieri hanno scoperto 14 piante di marijuana durante la perquisizione scattata a seguito del rinvenimento di alcune dosi di cannabis trovate nella sua disponibilità durante un precedente controllo. 27 maggio LUCCA - La denuncia è scattata per i tre uomini, tra i 30 e i 35 anni, che avevano allestito in due appartamenti un totale di 20 piante, 11 delle quali ancora a prendere il sole sul balcone. 7 giugno CITTA’ DI CASTELLO - Aveva creato all’interno della propria abitazione, sita nelle vicinanze dello stadio comunale di Città di Castello, una serra artigianale per la coltivazione di 21 piante di marijuana. Per questo motivo, le Fiamme Gialle hanno tratto in arresto un trentenne con il pollice verde per la marijuana, accusato del reato di coltivazione di sostanze stupefacenti. L’arrestato è stato condotto innanzi al giudice per il rito della direttissima ed è stato condannato alla pena di mesi 10 e 20 giorni di reclusione e 2.600 euro di multa. 1 giugno VERCELLI - Si era creato una piccola serra e coltivava marijuana in cantina M-D. A., classe 1995, residente a Vercelli, senza precedenti, denunciato ieri dalla Polizia per detenzione ai fini di spaccio di 6,3 grammi di marijuana (sic!) e illegale coltivazione di 8 piante di marijuana. 19 maggio MILANO - Il pubblico ministero Isabella Samek Lodovici ha deciso di non chiedere l'arresto per un 19enne che in casa aveva avviato una piantagione di cannabis composta da 30 piantine. I carabinieri del nucleo operativo della compagnia Magenta, intervenuti il giorno di Pasqua in un appartamento in zona Giambellino, si sono così dovuti limitare a denunciare a piede libero il giovane, senza fermarlo nè arrestarlo. Sarà ora la procura a decidere se chiedere la condanna per il giovane, che è incensurato. 9 maggio BUSTO ARSIZIO – Un quarantenne che aveva in casa una serra professionale per la coltivazione della cannabis e 21 piante già sviluppate, è stato arrestato ieri dagli agenti per coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio. Su questa rubrica l'abbiamo ribadito spesso e volentieri: in Italia la tendenza della magistratura
e delle forze dell'ordine in merito alle droghe è di giudicare in modo quasi assolutamente arbitrario. Le sentenze formulate negli ultimi 20 anni confermano che la gravità del reato non è valutata in base a criteri standard, ma in realtà è quasi sempre filtrata dalla percezione personale del problema che il singolo giudice ha. Molto spesso la stessa Cassazione si è contraddetta emanando, anche nel giro di pochi mesi, sentenze discordanti sulla coltivazione di piante di marijuana. E quello che riceviamo dalle cronache locali conferma a pieno la situazione di ambiguità che si vive nei commissariati e nei tribunali italiani assieme alla sensazione di totale impotenza che troppo spesso si trovano a vivere i diretti interessati. Che sia medica o più volgarmente ludica la cannabis rimane comunque una pianta. Che questa sua fondamentale e primaria caratteristica possa essere d'aiuto nel confuso dibattito sulla legalizzazione, ce lo auguriamo. Nel frattempo è bene che la politica, le forze dell'ordine e la magistratura, facciano finalmente pace con loro stesse e con la cittadinanza, e si decidano ad eliminare ogni residuo di ambiguità. Un’ambiguità che ancora oggi permane nelle leggi che si occupano di regolamentare la cannabis sativa linneum. di Giovanna Dark
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