Una coppa da dimenticare

Exitable
19 Feb 2015

C'era una volta l'Olanda tollerante, l'Olanda campionessa delle libertà individuali e dei diritti civili, fiera pioniera nella ricerca e baluardo verde in un'Europa grigia. C'era ed ora probabilmente non c'è più, o comunque non è più la stessa di un tempo. Questa è la breve storia di come, dopo 27 anni, la storica Cannabis Cup di Amsterdam sia stata (di fatto) cancellata a causa della cavillosità della burocrazia olandese e del compromesso politico che – evidentemente – anche nei civilissimi Paesi del nord, è duro a morire.


C'era una volta l'Olanda tollerante, l'Olanda campionessa delle libertà individuali e dei diritti civili, fiera pioniera nella ricerca e baluardo verde in un'Europa grigia. C'era ed ora probabilmente non c'è più, o comunque non è più la stessa di un tempo. Questa è la breve storia di come, dopo 27 anni, la storica Cannabis Cup di Amsterdam sia stata (di fatto) cancellata a causa della cavillosità della burocrazia olandese e del compromesso politico che – evidentemente – anche nei civilissimi Paesi del nord, è duro a morire.

C'era una volta l'Olanda tollerante, l'Olanda campionessa delle libertà individuali e dei diritti civili, fiera pioniera nella ricerca e baluardo verde in un'Europa grigia. C'era ed ora probabilmente non c'è più, o comunque non è più la stessa di un tempo. Questa è la breve storia di come, dopo 27 anni, la storica Cannabis Cup di Amsterdam sia stata (di fatto) cancellata a causa della cavillosità della burocrazia olandese e del compromesso politico che – evidentemente – anche nei civilissimi Paesi del nord, è duro a morire.

La Cannabis Cup di Amsterdam la conoscono tutti. Ideata e voluta dal patron della rivista americana High Times Steven Hagar, con 27 anni sul groppone è la più longeva manifestazione in cui vengono presentate e premiate le migliori varietà al mondo di derivati della canapa. Ogni terza settimana di novembre dal 1987, esperti ed appassionati da tutto il mondo si sono ritrovati in quella che è da sempre stata venduta come la città più “pot-friendly” del mondo. Dire che l'edizione 2014 è stata “ricca di novità” è solo un pallido eufemismo. Ma andiamo per ordine. 

A due giorni dall’inizio della fiera nel luogo prescelto, alcuni funzionari del comune di Amsterdam si sarebbero accorti di “irregolarità” nella presentazione della domanda ed hanno deciso, 48 ore prima, di non concedere il via libera alla manifestazione. E chi se ne frega dei pass e dei biglietti venduti da mesi a migliaia di persone giunte da mezzo mondo. Una scena purtroppo già vista qui da noi, in Italia, con la quinta edizione di Cannabis Tipo Forte: costretta a vagabondare per tutto lo stivale dopo essere stata cacciata da Bologna, senza poter ricevere asilo. Succedeva cinque anni fa, stesso identico copione.

Anche quelli di High Times non dovevano essere del tutto sconosciuti all’amministrazione comunale: avendo presentato per ben 26 anni di fila la stessa domanda, quella domanda misteriosamente, e senza appello, oggi cassata. Come si fa allora? Migliaia di persone, soprattutto quelli volati da oltreoceano, che hanno pagato anche 250 dollari per un pass, aspettavano una risposta e mentre in rete cominciava a montare il malcontento di avventori e giurati, due locali si sono allora fatti avanti per ospitare la fiera, ormai clandestina, ma entrambi hanno cambiato idea poco dopo che l'ufficio del sindaco Eberhard van der Laan li aveva contattati minacciando di sospendere loro la licenza, qualora avessero dato asilo all’evento. 

Domenica mattina avviene il colpo di scena: la Cup ha miracolosamente trovato una nuova sede. Si tratta del Melkweg, uno storico spazio socio-culturale nel cuore di Amsterdam, che si è detto disposto ad ospitare la fiera. Fino ad oggi – ed ogni anno sempre più mal volentieri – il locale aveva accolto solo la serata conclusiva della Cup ma per venire incontro all’emergenza, hanno deciso in questo caso di fare un’eccezione ed aprire le porte già dalla domenica.  

La tarantella tra il comune di Amsterdam e gli organizzatori della Cup non finiva però qui: la carovana di High Times non ha fatto in tempo a stringere le ultime viti dei tavoli per gli espositori, che si ritrova spiegata in forze la polizia alle porte del Melkweg, pronta a sgomberare. Il motivo? C'erano fondati sospetti che all'interno della manifestazione venissero infrante le leggi che regolano l'uso personale di cannabis in Olanda. L’ordinanza del sindaco imponeva infatti di terminare immediatamente la manifestazione e gli agenti avevano espressamente ordine di arrestare tutti i presenti, qualora si fossero rifiutati di obbedire e sgomberare l'area. 

A questo punto il mistero si è infittito e le accuse tra le parti sono volate tra internet, carte bollate e dichiarazioni a mezzo stampa: il locale dava la colpa ad High Times, High Times accusava il sindaco, il sindaco se la prendeva con il Melkweg. In mezzo il pubblico, le migliaia di persone paganti che non ci capivano più niente. E stavolta non certo per colpa del THC. La prima giornata – quella della domenica 23 – si è quindi conclusa nell'incertezza. Le successive si sarebbero poi svolte al Melkweg ma senza fiera e, ovviamente, senza sognarsi di accendere un joint: praticamente una fiera della canapa senza canapa (e senza fiera), qualche seminario semi-deserto, partecipanti e giurati stipati nei coffeeshop con il perenne terrore di subire una perquisizione a sorpresa.

Stando a quanto affermato dalle fonti istituzionali, le ragioni di questo spropositato accanimento contro la Cannabis Cup sono da ricercare in ben 2 effrazioni commesse durante l'edizione precedente: due partecipanti sono stati trovati in possesso di, rispettivamente, 45 e 65 grammi di marijuana. Ad Amsterdam è consentito detenere non più di 5 grammi di erba e così il sindaco aveva agito duramente, comminando al Roest – il locale che storicamente ospitava la manifestazione – una multa di 2000 euro. 

Questo precedente ha spinto tutti gli altri locali partner della Cup a preoccuparsi: come è possibile assicurare che nessuno tra le migliaia di partecipanti all'evento non avrebbe avuto addosso più di 5 grammi di marijuana? Logico e prevedibile che le defezioni non si sarebbero contate solo sulle dita di una mano. Paventando il ritiro della licenza a quanti avessero operato “fuori dai confini della legge”, il sindaco ha quindi tolto il tappeto sotto ai piedi del team di High Times e reso impossibile il normale svolgimento della manifestazione.

Stando a quanto afferma sul suo blog il celebre avvocato dei coffe-shop, Maurice Veldman, cacciare la Cup da Amsterdam cercando di boicottarla è parte dell’accordo di governo stile grosse Koalition che anche in Olanda è uscito dalle urne. Il sindaco laburista (“centrosinistra” - le virgolette sono volute N.d.A.) van der Laan, per evitare ad Amsterdam la morte certa a causa del Wietpas  – il provvedimento che impedisce ai turisti di acquistare cannabis nei coffee-shop olandesi e che ha causato una catastrofe per l’ordine pubblico in piccoli centri di frontiera come Maastricht e Breda –, avrebbe dovuto concedere in cambio, al ministro della giustizia liberale (“centrodestra”) Ivo Opstelten la chiusura di circa un terzo dei coffeeshop della capitale e di tutte quelle attività che promuovono la cultura della cannabis. 

Non è infatti la prima notizia di questo tipo che ci giunge da Amsterdam. All'inizio dello scorso giugno, è stato aperto in città il primissimo negozio dedicato esclusivamente alla vendita di prodotti basati sul cannabinoide “buono” della cannabis. Un “dispensario”, stando alla definizione che gli ideatori stessi hanno voluto dare, in cui poter trovare oli, alimenti, creme e cosmetici contenenti CBD, e tutta una serie di articoli derivati da canapa a bassissimo contenuto di THC. Il negozio di stava nel cuore del Red Light District e si presentava come il primo vero e proprio punto vendita di canapa medica in Europa: una grande croce blu, la scritta Medical Marijuana Store sulla vetrina. Certo uno strillone ad uso e consumo soprattutto dei turisti, che però ha da subito attirato l'attenzione anche degli olandesi.

All'interno del “dispensario” era possibile trovare un po' di tutto: gocce di CBD, chewing-gum al CBD, capsule di CBD, semi di cannabis ad alto contenuto di CBD e una discreta varietà olio di CBD – il più quotato dei quali era una miscela con il livello di CBD al 2,6%. Un business perfettamente legale dal momento che le istruzioni europee, in merito alla canapa industriale e ai suoi derivati, hanno etichettato come “vendibili” tutti i prodotti che non superano lo 0,2% di THC, permettendo così il commercio di prodotti basati invece sul CBD.

Eppure un giorno, tra i clienti, appare un burocrate del ministero che afferma come la vendita dei prodotti all'interno del dispensario non sia ammissibile: lo 0,2% di THC presente negli oli, nei cosmetici e nei semi invalida la cosiddetta “funzione medica”. Una “visita di cortesia”, se così la possiamo chiamare, che ad oggi non ha prodotto nessun documento ufficiale ma che è riuscita nell'intento di spaventare i negozianti: poche settimane dopo il primo CBD shop europeo chiudeva i battenti, complice anche il silenzio della stampa olandese.

Negli ultimi 10 anni, a coadiuvare la Regina, si sono succeduti solo ed esclusivamente governi di destra che, ça va sans dire, hanno perorato le cause più conservatrici. Stando a quanto ci rendono le cronache, le politiche nazionali dei Paesi Bassi stanno lentamente uccidendo quel cannabusiness che proprio qui ha avuto i suoi natali. Un paradosso che si evidenza perfettamente nelle vicende della cannabis Cup e del CBD shop, e che non potrebbe essere spiegato altrimenti se non come una clamorosa marcia indietro in materia di diritti civili e libertà individuali.

Così come i titolari dei coffeeshop, anche i tenutari del CBD shop hanno preferito abbozzare ed evitare procedimenti legali: vuoi perché magari a volte il gioco non vale la candela ma anche perché in Olanda il senso della legalità è qualcosa che ancora vale. Per gli olandesi le leggi vanno rispettate, e non importa che – in questo caso – queste siano leggi che, pur autorizzando la produzione di canapa a scopi terapeutici ed industriali, sono volutamente sibilline su quale sia la sottile linea tra quello che si può vendere come prodotto a base medical cannabis e quelli che invece sono prodotti a bassissimo contenuto di THC.  

Non a caso, il Parlamento olandese è in questi mesi all'opera per votare la messa al bando dei prodotti per la coltivazione, approverà poi presto– stando all'agenda ufficiale – il celebre “taglio del Thc” che farà sparire più della metà della marijuana dai coffeeshop e, più in generale, i liberali sono sempre al lavoro per pensare a qualche nuovo, creativo, divieto che in teoria vieta ma in pratica no. In 27 anni di Cannabis Cup non si ricordano incidenti tali da poter giustificare il teatrino andato in scena negli ultimi giorni mentre, ad esempio, l’ADE (Amsterdam Dance Event) il più grande festival cittadino di musica elettronica al mondo, vanto dell’amministrazione comunale, quest’anno è stato funestato da ben 5 decessi per droga.

A nessuno verrebbe mai in mente di vietare l’ADE ma la Cannabis Cup è altra cosa: l’esperimento di tolleranza sulla cannabis aveva un tempo una solida base politica che oggi in Olanda purtroppo non esiste più. In una società rigidamente proporzionale come quella dei Paesi Bassi, perdere consensi significa perdere terreno e posizioni. Il denaro ed il colorato conformismo – spacciato per creatività – dei nuovi freelance hanno sostituito le controculture ribelli di una volta, stravolgendo di conseguenza l’agenda delle priorità. “Così – spiega egregiamente Massimiliano Sfregola sul blog de Il Fatto Quotidiano – i 5 ragazzi morti durante il mega evento dance diventano un momento triste ma in fondo tollerabile, mentre un evento sostanzialmente tranquillo come la Cannabis Cup finisce per diventare un’adunata sediziosa che le autorità devono reprimere a tutti i costi, pur negando di aver esercitato pressioni, ovviamente per non intaccare il prodotto “Amsterdam città della tolleranza” venduto con successo a mezzo mondo”. 

Questo è quindi il vento che tira oggi in Olanda. Uno dei paesi del nord europa che ormai da un decennio è ostaggio di destre conservatrici, impegnate a far scorrere all'indietro l'orologio della storia e a ritirare mano a mano le enormi conquiste civile ottenute negli anni dal Paese della Regina.

Ed è davvero paradossale che, mentre nel resto del mondo il discorso pubblico sulla cannabis evolve velocemente e abbandona sempre di più il tabù a cui è stato relegato, sia proprio la tollerante e liberalissima Olanda a mettere degli astrusi paletti, nell'evidente tentativo di fare marcia indietro.

E
Exitable