Auguri a Willie Nelson: vera icona della cultura cannabica americana

Maria Novella De Luca
29 Apr 2024

Simbolo della cultura americana e una forza della controcultura, il leggendario musicista country Willie Nelson ha sostenuto la legalizzazione della cannabis molto prima che diventasse una moda. Giunto al novantunesimo anno della sua vita, si esibisce e suona ancora attivamente e invia messaggi importanti al mondo


Nonostante la sua immagine da artista country di ispirazione hippy, Nelson è un'icona riverita da una moltitudine di artisti di differenti generi musicali e da numerosi esponenti della cultura dominante e alternativa. Considerato uno dei più importanti cantautori degli Stati Uniti, la rivista Rolling Stone lo ha inserito nella lista dei migliori chitarristi di tutti i tempi e noi vogliamo inserirlo in una nostra lista personale di attivisti pro cannabis più veri e efficiente. 

“Per lui la cultura della cannabis è uno stile di vita. E ha sempre operato secondo una filosofia semplice: la mia scorta è la tua scorta", ha dichiarato in un'intervista Josh Richman, uno dei vicepresidenti di Willie's Reserve, il suo marchio di cannabis lanciato nel 2015 . “Non definiremmo Willie's Reserve un marchio di celebrità, ma se proprio dobbiamo, quel livello di coinvolgimento e autenticità non è tipico dei marchi di celebrità. Non è qualcosa che puoi semplicemente creare e capiamo quanto siamo fortunati a lavorare con Willie”.  Il suo marchio, infatti, dopo 8 anni dal suo lancio continua ad essere popolare e tale successo è probabilmente dovuto al fatto che introduce regolarmente aggiornamenti per stare al passo con le ultime tendenze, ma soprattutto alla cultura, al rispetto e all'atteggiamento di Willie nei confronti della cannabis. 

D'altronde prima che la cannabis diventasse legale in molti stati americani, Nelson si era speso molto per spiegarne i benefici medici ed economici, così come gli eventuali profitti della tassazione.

"È bello vedere come tutti abbiano accettato queste cose – io ho sempre saputo di avere ragione: non è una droga che uccide", disse in un'intervista di qualche anno fa, a Rolling Stone "È una medicina".

E sempre nella stessa intervista alla domanda dove sarebbe senza la cannabis risponde fermamente "Sarei morto. Mi ha salvato la vita, davvero. Non sarei qui a 86 anni se avessi continuato a bere e fumare come facevo a 30 o 40 anni. Credo anche che l’erba mi abbia impedito di uccidere qualcuno. E forse ha impedito a un sacco di gente di uccidere me".

 

 

 

Nelson nasce nel 1933 ad Abbott, cittadina da trecento abitanti nel cuore del Texas, in piena Grande Depressione. Abbandonati da entrambi i genitori, lui e la sorella Bobbie vengono cresciuti dai nonni paterni, che gli trasmettono la passione per la musica. Willie e Bobbie partecipano ai cori della chiesa locale e imparano a suonare sin da bambini, rispettivamente chitarra e pianoforte. Crescendo in una zona rurale nel sud degli Stati Uniti, è normale che si appassioni alla musica country, ma entra in contatto anche con il jazz, che influenzerà non poco il suo approccio.

A partire dal 1950, quando abbandona la scuola, la vita di Nelson si tramuta in una sorta di romanzo: vaga a zonzo per gli Stati Uniti, attraversandoli in lungo e in largo, dallo stato di Washington alla California, dall'Oregon al Missouri, poi di nuovo in Texas. Svolge ogni tipo di lavoro immaginabile, collegato al mondo della musica (presentatore radiofonico, cantante per bar e taverne) o meno (dal venditore porta a porta al lavapiatti). Finito più volte sul lastrico, tanto da dover elemosinare i soldi per il biglietto del treno, riesce sempre a rialzarsi. 

Nel 1959, grazie alla sua vena da cantastorie, entra finalmente nel mondo della musica in maniera definitiva, grazie all'interesse del produttore Larry Butler, e a raccogliere consensi prima come autore poi come interprete. 

Cantante, chitarrista e compositore, quindi, Nelson sviluppa l’Outlaw Country  (fuorilegge, vendendo centinaia di migliaia di dischi e facendo incazzare la destra reazionaria) accanto ad altri mostri sacri come Bob Dylan o Neil Young, miscelando il folk più rurale e tradizionale al rock e a sonorità black come il jazz, il blues e lo scatenato honky-tonk, derivato del ragtime. 

Dopo una parentesi nel Tennessee come allevatore di maiali, negli anni ’70 si riaffacciò sulle scene trovando finalmente la propria via nell’incontro con altri due innovatori, Kris Kristofferson e Waylon Jennings, e nella controcultura del tempo: barba, capelli lunghi e bandana caratterizzano il suo nuovo io, quello che lo farà davvero entrare nella storia con successi come ‘Stay All Night’ o ‘Blue Eyes Crying In The Rain’, fino all’LP collettivo ‘Wanted: The Outlaws!’ del 1976, il primo album country di sempre a diventare disco di platino. Dopo l’avventura con gli Highwaymen (ovvero lui, Waylon Jennings, Kris Kristofferson e Johnny Cash) diverse esperienze al cinema, e un'infaticabile attivismo pro cannabis, Nelson ha trascorso gli ultimi 30 anni a raccogliere i frutti che ha seminato, tra festival itineranti, onorificenze e riconoscimenti internazionali.

E oggi che compie 91 anni continua, infaticabile, a dedicarsi al suo lavoro e al suo attivismo.

Nonostante le malattie e l’età Willie continua a giocare con il tema della morte: ma mentre il suo amico Johnny Cash, soprattutto nella parte finale della carriera, trasudava cupezza gotica, lui canta leggiadro e soave “con la voce di un uomo che ha guardato nell’abisso e che è tornato indietro snocciolando battute”, come ha scritto Jody Rosen sul New York Times. Come nella strofa iniziale di “Heaven Is Closed”, tratta dal disco “Last Man Standing” del 2018: “Il paradiso è chiuso e l’inferno è sovraffollato, quindi penso che resterò dove sono”. E così, dopo il concertone, tornato a casa, continua imperterrito a incidere canzoni e aspettare un nuovo concerto. Perché forse è l’unica verità che può raccontare: ogni giorno è un nuovo inizio, per lui e per tutti noi. In un altro brano “Something You Get Through” canta “La vita va avanti e avanti, e quando non c’è più, vive in qualcuno di nuovo”

“Se muoio quando sono fatto, sarò a metà strada per il paradiso” recita la sua canzone Die When I’m High, nata da una frase che Willie  aveva realmente detto a suo figlio Micah, una sera dopo aver fumato troppa della sua erba magica. E proprio Micah ha scelto di cantarla lo scorso anno, alla fine del concerto che festeggiava i 90 anni di suo papà. E noi la scegliamo per fare gli auguri al fumatore leggendario che oggi compie novantuno anni. 

 

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Maria Novella De Luca