Cannabis e HIV: $1,37 milioni per studiare la riduzione del dolore

Maria Novella De Luca
21 Jan 2022

La cannabis sta diventando sempre più un trattamento alternativo per i sintomi dell'HIV. È stato dimostrato, ormai da diversi studi, infatti, che aiuta con un'ampia gamma di sintomi debilitanti associati sia alla malattia che alla terapia antiretrovirale, tra cui perdita di peso, nausea, dolore, ansia e depressione. Sintomi per cui, come sappiamo, nel nostro paese è previsto dal Ministero della Salute l’impiego di cannabis terapeutica.


Proprio su questo tema si stanno concentrando gli sforzi di alcuni ricercatori dell’Università del Mississipi e soprattutto i soldi di una generosa sovvenzione del NIDA, National Institute on Drug Abuse degli Stati Uniti.

Come riportato dall'Università, infatti, all'inizio di gennaio, tre ricercatori della School of Pharmacy hanno ricevuto una sovvenzione di 1,37 milioni di dollari dal National Institute on Drug Abuse per studiare il trattamento del dolore nei pazienti con HIV utilizzando la cannabis.

Nicole Ashpole, Mahmoud ElSohly e Jason Paris sono i tre ricercatori che stanno esaminando e identificando i composti presenti nella cannabis che possono avere effetti antinfiammatori e antidolorifici senza dare dipendenza.

I medici hanno scoperto che i pazienti sieropositivi usano cannabis più frequentemente rispetto alla popolazione non infetta. "Quando a questi pazienti viene chiesto perché, spesso rispondono che la cannabis gestisce il loro dolore cronico, a cui l'HIV li predispone, molto meglio rispetto alle terapie attualmente disponibili. I nostri dati preliminari suggeriscono che alcuni dei composti non psicoattivi nella cannabis possono ridurre l'infiammazione nel sistema nervoso centrale e il dolore correlato all'HIV utilizzando modelli in vivo" ha affermato Paris, assistente professore di farmacologia.

La ricerca sulla cannabis non è una novità in questa università, poiché per oltre 50 anni la scuola e il suo Centro nazionale per la ricerca sui prodotti naturali hanno fornito prodotti a base di cannabis standardizzati per la ricerca attraverso un contratto con il NIDA.

"La nostra capacità di ricerca, la nostra esperienza, la nostra conoscenza nelle aree della chimica e della produzione della cannabis, il nostro personale e le strutture: tutto riflette il nostro profondo impegno per l'eccellenza nella ricerca sulla cannabis", ha affermato ElSohly, direttore del Marijuana Project dell'Università e professore di farmacologia, sul portale di notizie dell'Università. "Siamo orgogliosi del lavoro che abbiamo svolto e continuiamo a fare mentre questo campo di ricerca continua a crescere".

Gli interessi di ricerca dell’Università del Missipi, infatti, includono studi sulle proprietà botaniche, farmacologiche e chimiche della pianta di cannabis. Oltre a supportare la comunità di ricerca partecipando al programma di fornitura di farmaci del National Institute on Drug Abuse (NIDA), collabora con partner del settore per sostenere lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti farmaceutici derivati dalla cannabis e approvati dalla FDA.

"Mi sento molto fortunato a trovarmi in un ambiente riconosciuto come una roccaforte in questo campo e sono lieto di pensare che le nostre idee possano continuare ad espandere il programma di ricerca qui all'università" ha affermato Ashole,

In effetti la loro esperienza individuale riunisce un gran bel team di ricerca interdisciplinare. Ashpole e Paris, del Dipartimento di Scienze Biomolecolari, sono specializzate rispettivamente in infiammazione e invecchiamento, HIV e dolore. ElSohly, grazie ai suoi studi decennali sulla chimica della cannabis, fornisce una vasta conoscenza dei composti e dei suoi effetti.

Ci auguriamo, quindi, che questa collaborazione possa raggiungere presto nuovi risultati che vadano a migliorare le terapie attualmente utilizzate per i pazienti sieropositivi e non infetti. Sicuramente i dati raccolti dall’Università del Mississipi indicano le potenzialità della cannabis nell’alleviare il dolore dato dall’HIV. Una conclusione che si aggiunge ad altri studi simili realizzati in questi anni e che, non fa che rafforzare la convinzione che siano necessari sforzi concreti per garantire un accesso equo alla cannabis e un mercato che vada verso la legalizzazione per uso terapeutico.

 

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Maria Novella De Luca