Discutere di modica quantità senza la minima decenza

Soft Secrets
14 Jun 2019

Il ministro Fontana chiede una revisione dei limiti e detta l'agenda di Governo sulle droghe


Su quanto accaduto tra il 29 e il 31 marzo scorsi a Verona, è già stato detto molto. Il raduno dei catto-fascisti pro-vita, altresì noto come "Congresso Mondiale delle Famiglie", ha convogliato nella città dell'amore la crema della xenofobia internazionale e, su invito esplicito del ministro della famiglia con delega alle droghe, il veronesissimo Lorenzo Fontana, ha discusso su come meglio imbrigliare i corpi femminili e limitare la libertà di scelta di tutti. Non è certo questa la sede per discutere di famiglia ma il ministro Fontana ha un'altra crociata da combattere e di questa ci tocca, purtroppo, parlare. "L'idea è quella di ripensare profondamente il sistema della prevenzione e dell'assistenza. Ma anche rivedere norme come la ‘modica quantità': da un lato fa pensare che ci sia una quantità ammissibile, dall'altra impedisce di togliere gli spacciatori dalle strade". Queste le parole usate in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui spiega il suo programma come capo della DPA e ribadisce la sua particolare avversione per la cannabis, anche quella industriale: "Devo anche dire che la cosiddetta canapa legale, sorretta da importanti investimenti in marketing, credo non trasmetta un buon messaggio". Per Fontana si tratta di una questione di ordine pubblico: “La modica quantità è un aiuto prezioso per gli spacciatori, che difficilmente si fanno trovare con quantità superiori: vengono arrestati e in serata sono già liberi”. Ma la sua è un'idea di riforma vera e propria, pensata soprattutto a sostegno delle famiglie: "Dobbiamo soprattutto sostenere le famiglie, anche attivando misure che permettano di contenere e inserire questi ragazzi, chiaramente a soli fini di recupero e non punitivi, in percorsi terapeutici non rinunciabili". Ed è proprio questa seconda parte della frase che più dovrebbe allarmare... A quanto spiega il ministro, anche il (vice)presidente del Consiglio e ministro dell'Interno Matteo Salvini sarebbe d'accordo nel procedere e i lavori sarebbero già in fase avanzata. Non stupisce, dal momento che questa riforma parrebbe necessaria soprattutto per irreggimentare i giovani: "Non possiamo pensare che si formi una riserva nella mente dei ragazzi secondo cui sia ammissibile drogarsi, anche solo un pochino". E sugli adolescenti precisa che "vanno tutelati anche con ‘bonifiche ambientali’ dei luoghi che mettono a rischio la loro vita e il loro futuro". Una crociata liberticida innegabilmente sostenuta da Salvini, che ha già stanziato un paio di milioni di euro e, con le sue forze dell'ordine corredate da unità cinofile, sta battendo le scuole d'Italia alla ricerca di qualche canna negli zaini degli studenti. L'intervista di Fontana al Corriere risale alla metà dello scorso febbraio, di scritto però, su questa riforma, non c'è ancora nulla. Sul sito ufficiale del Dipartimento per le Politiche Antidroga gli unici post che citano il ministro sono quelli in cui Fontana si congratula con la polizia per questo o quel sequestro di stupefacenti. Questo da un lato può rincuorare: non è così impensabile che quelli di Fontana siano solo proclami da campagna elettorale. Le europee d'altronde sono dietro l'angolo e abbiamo visto quale sia l'elettorato caro al ministro: quelli che Dio, patria e famiglia. Dall'altro, la nebulosità con cui questo governo parla di riforme e soprattutto la totale incompetenza che dimostra nel formularle, potrebbero ben far passare un emendamento liberticida. Perché eliminare il concetto giuridico di "modica quantità" non significa altro che asfaltare il concetto di "consumo personale" e di conseguenza declinare potenzialmente al penale ogni condotta di consumo. Praticamente un ritorno alla Fini-Giovanardi ma riformulata in modo ancora più restrittivo. Una pazzia, è ben chiaro, ma da personaggi della risma di Fontana (gente che regala feti di gomma, per capirci) ci si può aspettare benissimo cose di questo genere. In molti pensano ai 5 Stelle come ad un argine quando si parla di cannabis nei piani di governo, la storia recente - con la sonora bocciatura dell'ennesima proposta sulla legalizzazione - ha dimostrato come purtroppo non sia questo il caso: come ha scritto in modo impeccabile Andrea Ossino su Wired, "a Di Maio piace il verde cannabis ma deve vestire verde Lega". Conoscendo la prepotenza dei leghisti e del loro "Capitano", soprattutto nell'imporre i temi dell'agenda di governo, è ben lecito temere che anche in questa legislatura il verde dominante non sarà quello della nostra amatissima pianta. Vista la completa ignoranza del ministro Fontana in materia giuridica e soprattutto di politiche sulle droghe, è però probabile che il suo annuncio sulla "modica quantità" resti tale: un provvedimento di questa portata aprirebbe un vaso di Pandora e la magistratura, se non lo stesso ministro della Giustizia, si solleverebbe - a ragione - contro. Al solito, non ci resta che attendere nuovi sviluppi, l'importante è non abbassare la guardia. di Giovanna Dark

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