La lotta armata, la galera e l'hashish

Soft Secrets
19 Nov 2019

Intervista a Christof Wackernagel, ex membro della Rote Armee Fraktion e artista tedesco


Da noi vengono chiamati "anni di piombo". In Germania, invece, quel periodo degli anni '70 contrassegnato dalla violenza politica, passa sotto il nome di "Deutsche Herbst": l'autunno tedesco. Protagonisti indiscussi di quegli anni e spesso (e a sproposito) paragonati alle nostre Brigate Rosse, furono i membri della Rote Armee Fraktion (RAF) che, a partire dal 1970, dichiararono la loro personale guerra alle istituzioni della Germania Ovest e all'imperialismo americano.

Battezzato dai giornali "Banda Baader-Meinhof", dai nomi di due dei fondatori - Andreas Baader e l'allora famosa giornalista Ulrike Meinhof -, questo gruppo terroristico vide succedersi tre "generazioni" di militanti, 33 vittime e operò con discontinuità fino al 1998, quando, con un comunicato ufficiale, venne dichiarata storia dai suoi ultimi membri.

Attiva soprattutto tra il 1970 e il 1977, la RAF è stata la spina nel fianco della Repubblica federale e deve la maggior parte delle sue azioni al tentativo di liberare il nucleo dei fondatori, arrestati appena 2 anni dopo la nascita della "banda" e incarcerati in un penitenziario di massima sicurezza in un'ala costruita appositamente per loro: Stammheim. Sulla Rote Armee Fraktion e sulla fine tragica dei suoi iniziatori - tutti suicidati in carcere tra il 1976 e il 1977 - è stato prodotto nel 2008 il film "La banda Baader-Meinhof", tratto dal libro omonimo del giornalista Stefan Aust, pubblicato con il Saggiatore.

Christof Wackernagel è nato nel 1951 da una famiglia di artisti a Ulm, una città della Germania meridionale. Dopo il diploma si cimenta in una serie di ruoli da protagonista al cinema ma è con una tipografia, rilevata assieme ad alcuni amici con i soldi del "Soccorso Rosso", che entra in contatto con gli ambienti della sinistra radicale e con la causa di liberazione dei membri fondatori della RAF, prigionieri dal 1972.

Nel maxi-processo celebrato nel carcere di massima sicurezza di Stammheim, a Stoccarda, contro Ulrike Meinhof, Andreas Baader, Gudrun Ennslin e Jan-Carl Raspe, Christof lavora assieme all'avvocato degli imputati, Karl Croissant, come tecnico del suono. Grazie alla sua estesa conoscenza del mondo dell'hashish, avrebbe dovuto interpretare il protagonista del film cult hollywoodiano "Fuga di mezzanotte", ma nel 1977 Christof decise che provare a far la rivoluzione con la RAF era molto meglio ed entrò in clandestinità.

Il suo ruolo all'interno del gruppo terroristico più ricercato della Germania Ovest era quello di capo di una logistica molto particolare: il reperimento e la distribuzione di hashish. E fu proprio l'hashish a tradirlo in uno dei suoi viaggi ad Amsterdam: il contatto che non si presenta all'appuntamento e fa trovare al suo posto la polizia olandese.

Quello che seguì fu uno scontro a fuoco dove volò addirittura una granata ma dove, miracolosamente, non morì nessuno. Oggi Christof Wackernagel fuma ancora di gusto ed è diventato addirittura amico dei poliziotti a cui ha sparato in quella sera di quaranta anni fa ad Amsterdam.

Un'intervista in esclusiva di Soft Secrets in cui si parla di fumare, di rivoluzione e di arte.

SSIT: Christof, quando e in che modo hai cominciato a fumare hashish?

Era il 1967, nella taverna di un amico. Aveva rimediato un pezzo di fumo e sapeva già come si rollava un joint. All'inizio non sentii nulla, poi mi alzai dal divano e mi guardai i piedi: li vedevo almeno 100 metri sotto di me e io ero diventato un grattacielo. Da quel momento ho capito che quella era la roba che faceva per me.

SSIT: Sei uno dei nomi più conosciuti della RAF. Come sei arrivato a esserne un membro?

Un paio di anni dopo quelle fumate in taverna, il nostro gruppo di amici era diventato una comune vera e propria, composta da 6-8 membri. Vivevamo in una casa con giardino alla periferia di Stoccarda, facevamo musica, facevamo corti con la Super-8, mettevamo in scena happenings, scrivevamo racconti di fantascienza collettivi e, infine, tenevamo una piccola tipografia con cui stampavamo materiali per i gruppi di sinistra e per gli Hare Krishna.

Un giorno arrivano in tipografia dei ragazzi del comitato contro le condizioni di isolamento e maltrattamento in carcere, che erano in contatto sia con i detenuti che con i membri della RAF in clandestinità. Ovviamente simpatizzavo già per la causa... ma col senno di poi non so se sarei andato fino in fondo senza quel contatto diretto.

SSIT: Quali sono state le ragioni scatenanti che ti hanno portato a diventare un membro attivo della Rote Armee Fraktion?

L'esperienza che con mezzi pacifici non è possibile ottenere il rovesciamento del vigente sistema di sfruttamento dell'umanità. Non esiste una vita giusta in un mondo sbagliato. Con la nostra tipografia abbiamo cercato di opporci allo status quo, a rompere con le dinamiche verticali di potere e le classiche gerarchie.

Tuttavia, nonostante le migliori condizioni preliminari, le strutture di leadership sono emerse ripetutamente anche nelle strutture collettive, una contraddizione fondamentale per l'obiettivo di una società liberata. Una società ancora possibile ma che deve necessariamente iniziare con coloro che iniziano a distruggere la vecchia.

Forse allora il problema era il rimanere impantanati nelle cose collaudate, probabilmente si sarebbe davvero rompere con tutto ciò che ti collegava a questa società, ma questo sembrava funzionare solo ed esclusivamente nell'illegalità. Sfortunatamente, quello fu anche un miraggio per molti, perché molti hanno cercato nella RAF solo un surrogato della famiglia che non hanno avuto.

Penso che i membri fondatori della RAF alla fine si siano arresi al suicidio, perché solo nei piccoli gruppi è possibile praticare e vivere la vera collettività: la RAF stessa è stata distrutta dai troppi seguaci, Peter Jürgen Boock è un esempio amaro ma calzante di quanto appena detto... (ndr. Peter Jürgen Boock si unì alla RAF da giovanissimo e fu uno dei capi della seconda generazione, protagonista dei rapimenti e dei conseguenti omicidi degli industriali Ponto e Schleyer. Arrestato nel 1980, è ad oggi uno dei pochi collaboratori di giustizia della RAF)

SSIT: Alcune di queste motivazioni stanno ancora in piedi, per te, oggi?

Tutte. Più che mai, perché l'opzione della violenza è necessariamente fuori dai giochi. Solo attraverso un cambio generale di coscienza si può raggiungere un cambiamento sociale. E questo cambiamento è più necessario che mai, poiché la scandalosa ingiustizia nel distribuire i beni di questa terra è più grande che mai. La cannabis può giocare un ruolo importantissimo se viene consumata con consapevolezza: per riconoscere meglio la realtà e stimolare l'immaginazione e, in ultimo, per capovolgere la realtà.

SSIT: La situazione negli anni 70 giustificava davvero la lotta armata contro il "fascismo imperialista"? C'è da fare una differenza tra la Germania di allora e gli altri stati europei?

È sempre e comunque giustificabile contrapporsi allo strapotere della violenza imperialista. Quella che viene chiamata "violenza terrorista" non è nulla se paragonata alla violenza che si compie in nome del profitto. La vera domanda è se questo ha davvero senso...

Anche se alla fine si scopre che non ha senso, di fronte alla repressione e ai crimini nazionalsocialisti, nella Repubblica Federale non c'era altra scelta se non quella di provare. Un direttore d'albergo a Colonia una volta mi disse: "Cosa sarebbe la Repubblica Federale Tedesca senza la RAF?".

In questi 40 anni, in cui qualche cambiamento politico effettivamente c'è stato, la RAF è più che mai attuale perché mette ancora il dito nelle ferite più profonde di questa società, non solo in termini di repressione del nazionalsocialismo, ma soprattutto in termini di nucleo della nostra società dei consumi: la sua assoluta mendacia, la sua legge del profitto, che letteralmente passa sopra i cadaveri, la sua disumanizzazione delle persone.

E ha anche mostrato alla sinistra e ai presunti progressisti quanto loro stessi siano corrotti e settari, soprattutto nelle loro critiche, spesso funzionali a una struttura sociale che è tutt'ora modellata dall'aristocrazia dei profittatori e che dice di chiamarsi "democratica" solo perché ogni tanto ammette qualche critica.

In questo gioco, i veri responsabili possono dormire sonni tranquilli e godere a pieno della malattia mentale collettiva che fa credere alla gente che i soldi si moltiplicano, gli interessi crescono, le azioni salgono e altre sciocchezze del genere... Per questo in tanti hanno odiato e ancora odiano la RAF: perché ricorda alla gente la follia quotidiana cui tutti siamo soggiogati ma soprattutto le bugie che continuiamo a dirci per sopportarla.

SSIT: Hai mai fumato mentre eri in clandestinità? Se si, cosa?

Mi hanno arrestato ad Amsterdam proprio per questo! Ero andato a fare un po' di scorta per i compagni ed ero rimasto senza un passaggio di ritorno per la Germania perché a quell'ora non partivano più treni verso il confine. Non sapevo che nel frattempo la polizia tedesca aveva già trovato e perquisito l'appartamento in cui stavamo...

A quei tempi l'erba era una rarità, si fumava quasi esclusivamente hashish. L'Afghano nero era il top, il Libanese rosso andava per la maggiore mentre l'hashish turco e quello marocchino si fumavano solo nei periodi di magra o in caso di emergenza, perché molto spesso li tagliavano con altre sostanze.

SSIT: Secondo te fumare cannabis o hashish e fare la rivoluzione sono due facce della stessa medaglia? E, in quel caso, perché?

Fumare cannabis o hashish riaccende e rinforza il sogno di una società migliore, sviluppa l'empatia, aiuta la reciprocità, aumenta il desiderio di cambiare e la volontà di fare qualcosa per raggiungere l'obiettivo. La cannabis in realtà ti da una visione chiarissima delle cose. Non credo sia necessario creare quella pressione morale e divedere il mondo in "uomini e maiali" come fece Holger Meins (ndr. militante della prima generazione e cineasta, fu il primo dei prigionieri della RAF a morire in carcere a seguito di ripetuti scioperi della fame.

La sua morte causò polemiche a livello internazionale sui metodi carcerari dell'allora Germania Ovest). Credo sia molto meglio chiedere a sé stessi se si vuole diventare umani o se si preferisce rimanere animali... E, purtroppo, bisogna arrivare ad accettare che la violenza, come ogni altra forma di potere e prevaricazione, rimane un tratto animale.

SSIT: Cosa pensi oggi del tuo arresto ad Amsterdam?

In Germania non saremmo di sicuro sopravvissuti a quella sparatoria. Poco dopo il sequestro Schleyer (ndr. per eco e risonanza viene paragonato al sequestro di Aldo Moro) la RAF era braccata in tutta la Germania Ovest: ogni terrorista morto era una vittoria da celebrare.

Gli olandesi non erano certo schizzinosi perché a quanto pare tra loro, a sparare, c'erano anche degli agenti del BKA (ndr: Il Bundeskriminalamt, o ufficio federale della polizia criminale è un reparto della polizia tedesca comparabile all'FBI statunitense). Ma sono stato fortunato e mi hanno rattoppato per bene: devo di certo la mia vita agli olandesi.

SSIT: Come ricordi il periodo passato nelle prigioni dei Paesi Bassi?

Più duro che in Germania: luce diurna e notturna, osservazione diretta anche al gabinetto, cella minuscola, reti metalliche sul tetto a sigillare anche i 15 minuti d'aria che avevamo di diritto ogni giorno. Niente cinture, niente lacci. Il direttore del penitenziario di Maastricht si vantava dicendo che in quella struttura si lavorava al 200%...

SSIT: Perché il governo olandese non ha voluto concedere l'estradizione alla Germania Ovest subito dopo l'arresto?

A dire il vero l'ho scoperto solo pochi anni fa, con l'apertura dei primi files desecretati. A quanto pare i tedeschi si sono comportati in modo talmente insolente e spocchioso da far incazzare gli olandesi. I quali, probabilmente, essendosi anche ricordati di come si comportava la polizia tedesca appena 30 anni prima, hanno preferito tenermi un po' sotto la loro personale osservazione.

Insomma gli olandesi non mi hanno estradato subito grazie alla fortissima pressione che la Repubblica Federale mise nel richiedere la mia estradizione. Il caso di Siegfried Hausner, che era stato immediatamente consegnato dagli svedesi dopo l'attentato all'ambasciata di Stoccolma, era ancora fresco nella memoria e probabilmente temevano che avrei fatto la stessa fine (ndr: militante della seconda generazione, morì nel carcere di Stammheim a seguito del ritardo dei medici tedeschi nel curare le ferite riportate durante l'attacco).

Gli olandesi quindi mi hanno salvato la vita due volte: la prima rattoppandomi dopo la sparatoria e la seconda evitando che mi ammazzassero i miei cari compatrioti. Ecco perché amo l'Olanda: non solo per i coffee shop!

SSIT: Hai mai fumato mentre eri in prigione? Come è stato?

A Maastricht era praticamente impossibile: gli altri prigionieri non li vedevo nemmeno da lontano, l'isolamento li era totale. A Bochum (ndr. città della RUHR nel Nordrhein-Westfalen), verso la fine della mia detenzione, già terzo giorno mi sono ritrovato in mano un pezzo di fumo durante l'ora d'aria. L'ho fumato la sera stessa, alla finestra della mia cella, con un rotolo di carta igienica convertito a chiloom per l'occasione.

L'ho fatto all'inizio del turno di notte dei secondini, quando si riesce a sentire esattamente tutti i loro movimenti. Dopo 8 anni di astinenza forzata, quel fumo puro, senza quel tabacco schifoso, fu come un'illuminazione lisergica: ho sorvolato foreste rigogliose, visto edifici fantastici, scorrevo come un fiume e sapevo di essere nel trip giusto.

SSIT: Cosa ne pensi del film "La banda Baader-Meinhof" e del relativo modello di Stefan Aust?

Bisogna analizzare psicoanaliticamente il termine "complesso": è il complesso di austerità di Stefan Aust, in particolare contro Andreas Baader. Baader aveva carisma e magari alcune donne si sono davvero fatte irretire dal suo fascino, motivo per cui Aust prova con fervore speciale a ritrarlo come un cretino. Il povero Moritz Bleibtreu, un altro bravo attore e simpatico collega, ha dovuto ritrarre uno stereotipo, anche se avrebbe potuto rappresentare un personaggio interessante.

Sebastian Koch è l'unico attore tedesco che abbia mai interpretato Baader in modo adeguato. "La banda Baader Meinhof" non è a mio parere un film sulla RAF, ma una fotografia piuttosto impietosa della sinistra tedesca, carica di colpa, inferiorità e complessi fallimentari sulla RAF.

Dal punto di vista drammatico poi, il film è un disastro: alla premiere di Berlino, il regista Uli Edel mi disse con orgoglio che avevano usato solo citazioni originali dei Kassibern (ndr: i messaggi criptati che i militanti della RAF usavano per le loro comunicazioni interne) e delle lettere e ha quindi rivendicato una presunta autenticità. Ma se non conosci la differenza tra lingua parlata e scritta, dovresti forse cercare qualcosa di diverso da una professione artistica...

SSIT: Quali erano, o quali sono le varietà di erba e hash che preferisci?

Oggi per me esiste solo quello che è stato autoprodotto. Le varietà sono per lo più troppo confuse per me e la roba in generale è allungata con delle schifezze, non è più buona come una volta.

SSIT: Pensi che la cannabis avere un grande futuro come medicina?

Io credo che abbia già avuto un grande passato: alla metà del secolo scorso, due terzi di tutte le medicine contenevano cannabis. Il terrore imposto dei dettami dell'industria del profitto ha costretto al divieto e a sostituirlo con sostanze ben peggiori, che avranno anche effetti collaterali negativi ma sono più costose e più redditizie. Ma sono certo che tornerà, non c'è modo di aggirarlo.

SSIT: Conosci persone che usano il CBD o il THC come medicina? L'hai mai provato personalmente?

Al momento sto negoziando con la mia compagnia di assicurazione sanitaria per coprire i costi, mentre tratto il mio cancro alla prostata con CBD e THC. Come antidolorifico, è già riconosciuto, ma oltre alla curcumina e ai salvestroli è uno degli agenti antitumorali più importanti ed efficaci - ed è quindi così combattuto dagli squali professionisti dell'industria chimica - e questo prevale sempre più, i pazienti privati lo sostituiscono.

Tuttavia, non posso permettermi un'assicurazione privata, come la maggior parte delle persone, e vedo come mio compito politico far rispettare questo con l'assicurazione sanitaria obbligatoria. Conosco una donna che è stata sottoposta a 11 interventi chirurgici per cancro al seno - da quando usa il THC, i risultati dei suoi esami oncologici sono nettamente migliorati.

SSIT: Se la RAF esistesse ancora, quali obiettivi perseguirebbe oggi?

Perché dovrebbe avere obiettivi diversi? Il problema della RAF erano i loro mezzi, non i loro obiettivi. Al contrario, se non si riescono a rovesciare le circostanze per cui qualche centinaio di milioni di persone si saziano a spese di qualche miliardo di persone affamate - rispetto alla dimensione del potere della dittatura del profitto - allora queste condizioni non migliorano.

Nei paesi poveri, innumerevoli persone muoiono per poter acquistare magliette da 5 euro. Oggi, questa crescente trasformazione dell'uomo in merce è probabilmente molto più brutale e cinica dei tempi della RAF: sono diventati addirittura più spudorati.

SSIT: Quali sono i tuoi obiettivi lasciati da "prima"?

Lo stesso. L'obiettivo minimo e il più difficile: che nessuno muoia di fame. Non si tratta del paradiso terrestre, ma di essere in grado di condurre tutti una vita dignitosa. La necessità di lottare per questi obiettivi e finalmente trovare nuovi modi per farlo è più grande che mai.

SSIT: Sei un attore, uno scrittore e un pittore. Cosa vuoi ottenere con la tua arte?

Una visione diversa delle persone sulle loro circostanze. Che improvvisamente vedano situazioni e contesti della propria vita in modo diverso, il che ovviamente significa più critico. Ma l'arte non funziona in modo così lineare e spesso ciò di cui si tratta o ciò che vuole uscire, rimane necessariamente non detto...altrimenti non sarebbe arte! Parte della mia scrittura è letteratura lisergica.

Frasi e parole non tangibili, intuizioni non esprimibili ma riconoscibili. Per gli amanti del genere, basterà la recensione di una signora sui miei testi: "Non sono riuscita a leggere più di una pagina e mezza, poi mi è salito in testa così forte, con cose che non avevano nulla a che fare con la lettura... e di notte facevo sogni estremamente colorati e selvaggi!". Cosa voglio di più?

SSIT: In quali altri progetti sei coinvolto oggi?

Acqua potabile per tutti! Al momento, come parte dell'"Arca dell'umanità", dove persone provenienti da tutto il mondo, il 50% donne e il 50% uomini, stanno pensando a un mondo senza borse valori, titoli e tassi di interesse. In una carovana attraverso l'Africa, la Germania, la Svizzera e il Mali abbiamo avviato un "anno di acqua potabile". Due terzi dell'umanità non ha acqua potabile pulita.

L'uomo viaggia nello spazio ma alla stragrande maggioranza della popolazione vengono negati i mezzi più essenziali di sopravvivenza che esistono - dopo tre o quattro giorni senza acqua, uno è morto! Questa è una barbarie rispetto la quale la caccia alle streghe del Medioevo era innocua. Non voglio iniziare a confrontarmi con l'Olocausto, ma la dimensione e la freddezza della comunità mondiale sono le stesse.

Ma l'Olocausto è stato combattuto: nessuno è a conoscenza dell'attuale genocidio. Milioni di persone muoiono senza nome e inosservate. Alle nostre latitudini, nessuno può immaginare a cosa porta una lotta esistenziale per la sopravvivenza se non si ha accesso all'acqua potabile. Ho vissuto in Mali per dieci anni e lo vedo come il mio lavoro comunicarlo in Europa, dove lavi via persino i tuoi escrementi con acqua potabile.

SSIT: Cosa rimane?

Che nulla dovrebbe rimanere così com'è.

 

S
Soft Secrets