La raccolta della canapa

Soft Secrets
13 Nov 2017

Nel paese in Himalaya dove ho vissuto per anni, la raccolta (in questo caso della resina, dalle piante di canapa ancora fresche) inizia il 20 del mese di Bhadur (agosto-settembre), che corrisponde al nostro 4-5 di settembre, a seconda degli anni. In questo periodo le piante di canapa/cannabis, nell’emisfero Nord, in condizioni di crescita naturali e non forzate, cominciano a maturare i primi semi. Le infiorescenze si ricoprono di resina, resina ricca di THC, oppure di CBD, oppure di CBG e altri cannabinoidi, a seconda delle varietà, delle condizioni ambientali, della latitudine, del tempo di raccolta e della quantità di raggi solari e di elementi di crescita ricevuti.


Con la maturazione i profumi delle infiorescenze cambiano tutti i giorni, quasi impercettibilmente, diventando sempre più complessi e intensi. Le foglie grandi, alla base dei rami, cominciano ad ingiallire e seccare, lasciando migrare nelle infiorescenze le sostanze accumulate nella fase di crescita (estate). Se presenti, i semi cominciano a gonfiarsi e ad annerirsi, segno che al loro interno c’è un embrione fertile, che potrà diventare una nuova pianta. Se la pianta femmina non è stata impollinata si sforzerà a produrre in fretta il maggior numero possibile di fiori femminili, sperando di riuscire, con tanti pistilli, a catturare qualche grano di polline per continuare la sua progenie.

A volte in queste condizioni piante forti e con ancora vigore producono qualche fiore maschile in mezzo alle infiorescenze femminili per autoimpollinarsi (questi semi daranno solo piante femmine, ma qualcuna di loro verso la fine della fioritura produrrà numerosi fiori maschili, ricordandosi quello che era successo alla loro madre). La raccolta della pianta, sia per la resina, che per il seme, che per il canapulo o la corteccia, deve avvenire in condizioni di tempo asciutto, con mani, attrezzi o/e macchinari puliti ed efficienti. La pulizia e le condizioni di salute della pianta sono condizione essenziale per una raccolta positiva. Le piante devono essere cresciute in un ambiente sano, senza agenti inquinanti di aria, acqua, terra, luce.

Se le piante sono sane e vengono lavorate in ambienti sani, senza contaminazioni di batteri, muffe, insetti, animali, polveri, sporcizia e comunque ogni tipo di inquinanti, ci permetteranno di godere appieno delle loro proprietà: ad esempio, non posso piantare canapa per bonificare terreni inquinati e poi usare il canapulo come materiale da costruzione: andrei a vivere in una casa con i muri inquinati. La canapa, se sana, mi permette di vivere in ambienti sani, di vestirmi con tessuti sani, di mangiare cibi migliori per la mia salute, di curarmi in modo più efficace e senza effetti collaterali pericolosi, di avere un “vizio” (di cui potrei fare a meno) che mi aiuta a rimanere in buona salute (fisica e mentale) e che mi permette di accettare meglio le brutture e le atrocità di un mondo in cui, per colpa del genere umano, è sempre più difficile vivere.

E la scelta di avere una canapa sana, spesso porta alla necessità di vivere in un ambiente più sano, e alla consapevolezza di dover partecipare ad un’opera di risanamento, o perlomeno di cercare di non partecipare più ad un opera di distruzione… È estremamente importante che le piante non siano state trattate con pesticidi, erbicidi, antimuffa, acaricidi; che siano, alla raccolta, esenti da muffe, insetti, polvere, o contaminanti di ogni tipo; che ci sia un ambiente sano dove seccare le nostre piante (se le dobbiamo usare da secche), pulito e senza polveri, con un’umidità controllata in modo da non sviluppare muffe. L’ambiente di essiccazione non deve superare i 25 gradi centigradi, per non perdere gli aromi e perché non evapori completamente tutta l’acqua presente nelle parti verdi (un’umidità del 12-15% è l’ideale per la conservazione delle infiorescenze).

Durante la raccolta isolate immediatamente tutte le piante e le parti di pianta contaminate da qualsiasi agente. Controllate giornalmente lo stato delle piante che stanno seccando e abbiate pazienza. Aspettate almeno 3 settimane prima di toccare di nuovo le vostre piante, ormai secche: la clorofilla avrà iniziato a degradarsi e molti gusti di “verde” se ne saranno andati. Durante la pulizia (non togliete le foglie prima di cominciare l’essiccazione, conserverete meglio gli aromi nelle infiorescenze e le avrete tenute al sicuro da polvere, sfregamenti e perdite di resina per sfregamenti vari) controllate continuamente che non ci siano insetti o muffe presenti nel materiale.

Gli ambienti dovranno essere puliti e sterilizzati prima del trasporto al loro interno della cannabis da seccare, devono poter essere ventilati e se è il caso riscaldati. Le infiorescenze saranno abbastanza secche da poter essere riposte in contenitori chiusi per la conservazione quando, piegando un rametto interno all’infiorescenza stessa, questo si spezza e non solo si piega. Se da autofiorenti, le infiorescenze daranno il meglio entro i primi 6 mesi dalla raccolta (come certi vini , da bere novelli); se da strain regolari sarà bene aspettare un periodo di almeno 3 mesi, fino a 2 anni; un po’ come per i vini da invecchiamento. Bom Bholenat di Franco Casalone

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