Uso di cannabis in gravidanza: quali sono i rischi?

Maria Novella De Luca
13 Dec 2022

Sebbene sia ancora una piccola percentuale, il numero di donne che consumano cannabis durante la gravidanza è in crescita.


Nel 2018, il 4,7% delle donne incinte ha riferito di aver fatto uso di cannabis e il 5,4% lo ha fatto nel 2019, secondo il sondaggio The National Survey on Drug Use and Health: 2020.

La funzione anti-dolorifica è senza dubbio efficace, ma quali danni possono esserci per il feto? I dati della ricerca sono al momento ancora pochi e a volte contraddittori. Secondo gli studi condotti fino ad oggi, sono emersi una serie di problemi a cui il bambino potrebbe far fronte in seguito all’esposizione al principio psicoattivo della cannabis (THC). In primis, la sovrastimolazione provocata dalla marijuana potrebbe danneggiare lo sviluppo neuronale del bambino causando danni al suo sistema nervoso. Altri rischi possono essere una nascita prematura e sotto peso, un eventuale ritardo mentale ed in ogni caso problemi intellettivi, rilevando dunque un’influenza negativa sul parto da parte della cannabis assunta dalla madre. Un ulteriore studio condotto attraverso la risonanza magnetica per immagini, ha evidenziato un ridotto volume della sostanza grigia corticale in bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni che erano stati esposti a cannabis durante la gestazione.

In effetti l’uso di cannabis durante la gravidanza sembra aumentare il rischio che i bambini abbiano problemi comportamentali e cognitivi a lungo termine, come affermato anche dalla dottoressa Nora Volkow, direttrice del National Institute on Drug Abuse presso il National Institutes of Health.

Infatti, secondo un rapporto pubblicato nel settembre 2022 su Jama Pediatria, i bambini le cui madri hanno usato cannabis dopo la quinta o sesta settimana di gravidanza potrebbero avere maggiori probabilità di sviluppare problemi di salute mentale nella prima adolescenza. Un'analisi dei dati di oltre 10.000 bambini di età compresa tra 11 e 12 anni, infatti, ha rivelato che l'esposizione alla cannabis in utero era associata a un rischio più elevato di sviluppare disturbi come ADHD, comportamento aggressivo, disturbo della condotta e comportamento trasgressivo

Come spiega la dottoressa, infatti, i cannabinoidi sono importanti nell'orchestrare alcuni dei processi che aiutano a guidare i neuroni dal centro del cervello in via di sviluppo ai punti distanti che diventeranno la corteccia. "Se la persona prende marijuana, stimolerà artificialmente i recettori, il che potrebbe causare deviazioni dal processo molto specificamente orchestrato".

Il nuovo studio è un'associazione e non può provare che la cannabis sia la causa dei problemi di salute mentale, ha detto David Baranger, un ricercatore associato post-dottorato presso la Washington University di St. Louis.

Tuttavia, i risultati sono in linea con le precedenti ricerche sugli stessi bambini, che avevano partecipato allo studio in corso Adolescent Brain Cognitive Development (ABCD). Il progetto a lungo termine, sostenuto dal National Institutes of Health, aveva monitorato lo sviluppo cerebrale di quasi 12.000 bambini tramite scansioni MRI.

Nel nuovo studio Baranger e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di 10.631 bambini confrontando tre gruppi:

  • Coloro le cui madri non hanno usato cannabis durante la gravidanza.

  • Coloro le cui madri facevano uso di cannabis ma hanno smesso quando hanno saputo di essere incinte.

  • Coloro le cui madri hanno continuato a usare cannabis dopo aver appreso di essere incinte.                                                                                     

L'impatto del consumo di cannabis è stato visto a metà del primo trimestre. Il suo uso all'inizio della gravidanza - prima che le mamme scoprissero di essere incinte - non sembra avere un impatto sul rischio che i bambini sviluppino problemi comportamentali, ha detto Baranger. Sospetta che ciò sia dovuto al fatto che i recettori dei cannabinoidi non si sono ancora sviluppati nel cervello fetale.

Nel 2019 lo studio che aveva esaminato gli stessi bambini quando avevano 9 e 10 anni, aveva riscontrato la stessa associazione tra cannabis prenatale e problemi comportamentali. 

La nuova ricerca, quindi, sottolinea che i problemi riscontrati nello studio precedente persistono nei bambini di 12 anni, ha affermato Staci Gruber, professore associato di psichiatria presso la Harvard Medical School, direttore del programma Marijuana Investigations for Neuroscientific Discovery (MIND) e del Cognitive e Neuroimaging Core al McLean Hospital di Harvard.

Il grande limite dello studio è che il set di dati utilizzato dai ricercatori non ha informazioni sulla frequenza con cui le donne usavano la cannabis, né sulla forma che stavano usando, ha detto Gruber.

L’evoluzione delle ricerche sta cercando di affinare la rilevazione dei dati per poter dare risultati certi sulle effettive conseguenze del THC sul feto, ma in base ai dati fin ora in possesso degli scienziati, seppur non completi né totalmente precisi, il rischio è che per alleviare le sofferenze della madre si possano compromettere le facoltà intellettive del bambino. Quindi pensiamo bene a come affrontare nausea e dolori che indubbiamente rendono difficile la gravidanza di moltissime donne.

Ci sono farmaci da prescrizione per curare la nausea durante la gravidanza, ma per coloro che vogliono evitare di assumere farmaci, ci sono interventi comportamentali, come consiglia anche la stessa dottoressa Volkow.

Molti sono descritti in una pubblicazione dell'American College of Obstetricians and Gynecologists. Comunque possiamo riassumere le raccomandazioni principali per la nausea così:

- Fare piccoli pasti frequenti ogni 1-2 ore per evitare lo stomaco pieno.

- Evitare cibi piccanti o grassi.

- Eliminare il ferro supplementare.

- Sostituire l'acido folico con le vitamine prenatali contenenti ferro.

- Mangiare cibi insipidi o secchi, snack ad alto contenuto proteico e cracker al mattino prima di alzarti.

 

 

 

 

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Maria Novella De Luca