Con "Man of my word" Sanjay inventa l'emo-dancehall

Marco Ribechi
21 Mar 2024

L'artista giamaicano con il suo lavoro di esordio propone una nuova declinazione delle sonorità tipiche dell'isola esplorando ambienti più intimi ed emotivi. "Abbiamo fatto un lavoro di produzione molto attento e minuzioso, in queste 12 tracce mostro tutto me stesso"


Dalla Giamaica arriva Man of my word, la storia di una relazione interrotta musicata in chiave dancehall.

Si chiama Sanjay, è giamaicano e il suo primo album solista potrebbe segnare l’inizio di un genere chiamato emo-dancehall. Le 12 tracce del disco, interamente suonato dal vivo, mettono l’accento sul lato emozionale, accompagnando i testi con sonorità introspettive.

In questo album Sanjay mette in mostra i suoi lati più musicali sia come sing-jay che come artista reggae attraverso energia creativa, intelligenza e carisma combinando le sue origini indiane, africane ed europee con le esperienze di vita negli Stati Uniti e in Giamaica.

«Questo disco ha richiesto davvero molto tempo per essere terminato - spiega l’artista a Soft Secrets - Avevo una relazione che è durata cinque anni ed è finita circa otto anni fa. Ho pensato di metterla in musica perché sono successe molte cose che volevo comunicare. Nel tempo quindi sono andato raccogliendo molto materiale, ogni canzone è stata prodotta individualmente, con grandissima cura dei dettagli. Solo in un secondo momento ho raccolto tutto in quello che può essere definito concept album, Man of my word ne è il risultato». 

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Un sound che difficilmente può essere definito semplicemente reggae ma che, allo stesso tempo, trova la collaborazione di alcuni dei musicisti giamaicani più rispettati, inoltre molti dei brani sono stati co-prodotti dal leggendario produttore e cantautore Mikey Bennett.

«Vorrei dire a scanso di equivoci che non lo ritengo un album reggae - continua Sanjay - ho voluto mettere molto di me stesso in questo album, diciamo che non nascondo la mia intimità e i miei sentimenti, ritengo che le persone amino ciò che possono sentire, ciò in cui si riconoscono. Da questo punto di vista la mia scrittura è stata estremamente sincera».

L'artista accompagna l'ascoltatore in un viaggio emotivo attraverso le diverse fasi di una rottura, dalla prima canzone in cui parla del sentirsi insicuri, fino all’ultima, incentrata sul ricordo di una relazione finita e l'amore andato perduto. Il titolo dell'album fa riferimento al primo singolo di Sanjay diventato popolare, Man Of My Word appunto, sul Guardian Angel Riddim prodotto da Arif Cooper.

Il primo singolo estratto da questo album è She Wants More, la storia di qualcuno che si sente incompleto e dell'incapacità e dell'insicurezza del partner. «La musica è l’unico linguaggio davvero universale - prosegue Sanjay - un linguaggio in divenire dove ogni cosa influenza il resto. Sono stato ispirato da moltissimi artisti, non per forza legati al genere reggae o alla Giamaica. Credo che sia normale che le sonorità evolvano in qualcosa di più personale. Il mio album ad esempio è un percorso intimo e nell’ultimo brano, che porta il titolo dell’album, è concentrato il messaggio della mia musica».

Una battuta finale sulla Cannabis, anche in virtù dei cambiamenti che potrebbero avvenire in Germania e in Europa: «Se devo essere sincero non sono un fumatore - conclude l’artista - sembra impossibile visto che sono Giamaicano ma è così. Però credo che la marijuana dovrebbe essere totalmente legale o, per lo meno, dovrebbe essere più difficile procurarsi delle sigarette piuttosto che dell’erba». 

 

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La cover dell'album Man of my word di Sanjay
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Marco Ribechi