Il Ruanda esporterà Cannabis: identificati 134 ettari

Marco Ribechi
22 Mar 2022

Il paese africano tra i più poveri al mondo vede nella produzione di cannabis terapeutica per l'esportazione verso Usa, Canada ed Europa un fattore di rilancio dell'economia. Il paradosso è che resta controllatissimo l'uso interno con pene molto severe


Il Ruanda entra nel business della Cannabis terapeutica e identifica un’area di 134 ettari per la coltivazione ma il consumo interno resta proibitissimo. Il Ruanda, uno dei paesi più poveri al mondo con un indice di povertà umana di oltre il 44%, sta procedendo nel suo percorso verso la produzione di cannabis teraputica dopo che lo scorso anno aveva già mostrato al mondo i piani per iniziare a produrre e esportare la pianta. A giugno infatti era stato emanato un decreto ministeriale che facesse da quadro alla coltivazione, lavorazione, distribuzione e l'uso responsabile e sicuro della cannabis nel paese. 

Oggi il Governo, tramite il Rwanda Development Board (RDB) fa sapere che intende sviluppare il progetto in un’area già identificata di circa 134 ettari, il paradosso è che il consumo interno resterà altamente proibito.

Varie aziende hanno già mostrato interesse per l’attività e il Governo sta valutando le proposte ricevute attraverso un rigoroso processo di selezione. Saranno favorite le aziende che hanno già precedenti esperienze nella produzione di cannabis per motivi medici e terapeutici il che potrebbe risolversi anche con una penetrazione di aziende occidentali nell’economia ruandese. 

«Finora cinque aziende sono in fase avanzata - spiega Claire Akamanzi, amministratore delegato di RDB - tuttavia non sono state ancora rilasciate licenze poiché è necessario allinearsi con i requisiti di sicurezza delle infrastrutture. Chi otterrà la licenza dovrà mostrare un programma di sicurezza molto capillare da sottoporre ai nostri organi di monitoraggio che provvederanno ad ampliarlo ulteriormente. Vogliamo scongiurare in ogni modo che la cannabis possa fuoriuscire dalle aziende agricole per andare a rifornire il mercato interno o quello illegale. Le colture saranno effettuate in un luogo designato con telecamere a circuito chiuso, torri di avvistamento, lampioni e agenti di sicurezza».

Il Paese, infatti, nonostante la legalizzazione alla coltivazione, ha intenzione di mantenere il divieto per il consumo interno dove le pene per i trasgressori saranno molto severe: tutta la produzione di Cannabis quindi è interamente pensata per l’esportazione verso i mercati di riferimento di Stati Uniti d'America, Canada ed Europa.

Akamanzi ha spiegato che: «Il motivo principale della decisione del Paese di iniziare a produrre colture terapeutiche è quello di contribuire alla ricerca sanitaria e medica in tutto il mondo e di migliorare la vita delle persone. Tuttavia vi è un grande vantaggio economico per il Ruanda poiché tali colture sono altamente redditizie».

Attualmente un ettaro è in grado di produrre fino a 300mila dollari di valore che, nel caso della Cannabis, potrebbero arrivare a 10 milioni di dollari. 

Le società che finora hanno richiesto licenze di produzione proverrebbero da differenti aree geografiche inclusi anche consorzi con aziende locali, le attività agricole prenderanno il via non appena saranno concluse le infrastrutture necessarie. 

La Polizia nazionale si occuperà di garantire le linee guida di sicurezza durante la produzione di cannabis in quanto il consumo per scopi ricreativi rimarrà illegale attraverso dure sanzioni con multe comprese tra 500mila e 5 milioni di franchi ruandesi e pene detentive da tre a cinque anni per chiunque venga trovato illegalmente in possesso di marijuana.

 

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Marco Ribechi