Incidente The Borderline: la colpa è della Cannabis?

Marco Ribechi
22 Jun 2023

Il dramma accaduto a Casal Palocco che ha visto lo youtuber del gruppo "The Borderline" alla guida di una Lamborghini Urus schiantarsi contro una Smart uccidendo un bimbo di 5 anni ha portato l'attenzione dei media sulla Cannabis, trattata come al solito secondo una linea proibizionista che racconta solo una parte delle verità


“Lo youtuber killer fatto di Cannabis”. “Positivo alla cannabis lo youtuber indagato per omicidio stradale”. “Bambino morto nell'incidente a Roma, lo youtuber alla guida positivo alla cannabis”. 

Questi sono solamente alcuni dei titoli dei giornali italiani al seguito dell’incidente causato dallo youtuber Matteo di Pietro, che è costato la vita a un bambino di soli 5 anni. L’episodio è ormai molto noto anche a causa della popolarità delle persone coinvolte, appartenenti al gruppo youtube The Borderline che prima dell’incidente vantava oltre 600mila follower.

Infatti, proprio per dare creatività alla propria attività lavorativa, Matteo di Pietro stava registrando mentre era alla guida di una Lamborghini Urus che, per dinamiche ancora da accertare, si è schiantata in località Casal Palocco contro la Smart a bordo della quale viaggiava il piccolo Manuel con sua madre. A quanto pare, inoltre, i ragazzi al momento dello schianto erano alle prese con una "challenge” ovvero una sfida che prevedeva il restare alla guida del suv per 50 ore. Ad aggravare ancora di più la situazione (e questo è anche il motivo per cui abbiamo deciso di trattare l’argomento nel nostro giornale) è arrivata la positività alla Cannabis del giovane, risultata a seguito dei test effettuati dopo l’incidente. 

Proprio su questa positività si è scagliata l’opinione pubblica, fomentata da un linguaggio giornalistico che spesso mira a gettare benzina sul fuoco, facendo passare l’idea che sia stata la pianta a spingere lo youtuber a fare delle manovre azzardate o fuori controllo. 

Infatti, poiché Manuel è risultato positivo al thc, la maggior parte dei media ha fatto leva su questo dettaglio per portare avanti la propaganda proibizionista che tanto si accorda con la linea politica dell'attuale Governo.

Nel massimo rispetto delle vittime è doveroso fare delle puntualizzazioni.

In primis, chiunque sia minimamente informato sui test per rivelare la Cannabis sa benissimo il paradosso che essi rappresentano. Essere positivi al thc o al suo metabolita thc-cooh infatti non significa necessariamente essere sotto il suo effetto psicotropo. I test in dotazione alle forze dell'ordine rilevano solo la presenza (in urina o saliva) di thc, ma non ne misurano la concentrazione. In media, l'effetto psicotropo passa dopo 4/5 ore dal consumo mentre la positività al test può durare anche alcune settimane. Per questo solo tramite un esame del sangue è possibile determinare la concentrazione presente nell'organismo e in questo modo capire se una persona è davvero "sballata" in un dato momento. Dei test più precisi permetterebbero un consumo più responsabile da parte degli utenti e anche di avere una visione più chiara delle dinamiche di incidenti come quello di Casal Palocco, formulando accuse e difese più congrue con la realtà dei fatti.

In seconda istanza, se qualcuno usa cannabis poco prima di guidare o addirittura mentre siede al volante, il problema è la specifica persona, non la sostanza. Alla stregua di altre tipologie di sostanze legali o illegali l’assunzione non va fatta quando si può essere un pericolo per sé stessi e per gli altri.

Matteo Di Pietro

Infine va sottolineata una realtà sociale troppo spesso taciuta. La cronaca è spesso costellata di episodi che sempre più spesso hanno dell’irreale: giovani youtuber, influencer o che dir se ne voglia che, a causa del denaro sonante che possono guadagnare tramite i social, creano spesso situazioni di grande rischio per sé stessi o per gli altri. L’episodio di Matteo Di Pietro è solo uno dei tanti casi di cronaca nera causati dall’obiettivo di diventare virali, anche a costo della propria vita. Un’esistenza mirata all’apparire e votata spesso a iniziative che definire stupide è limitativo. Esattamente come un ventunenne che affitta un’auto dalla mole di un carrarmato, che può arrivare alla velocità massima di 305 km/h, per trascorrerci 50 ore viaggiando e filmando. Il tutto con il plauso dei suoi coetanei e della società in generale. Un comportamento che, a causa della stanchezza e allo stesso tempo dell’eccitazione per voler mostrare il massimo, già di per sé potrebbe causare un incidente mortale senza dover ricorrere alla positività alla Cannabis. Ma l’ipocrisia sociale si vede anche da queste considerazioni dove si demonizza per partito preso ciò che in moltissimi altri stati sta venendo legalizzato. 

Quanti sono gli incidenti annuali in Italia causati direttamente o indirettamente dall’alcol?

Nel 2017 (abbiamo scelto un anno pre Covid) si sono verificati in Italia 174.933 incidenti stradali con lesioni a persone, che hanno provocato 3.378 vittime (morti entro il 30° giorno) e 246.750 feriti. Di questi, secondo alcuni dati Istat, quelli legati all’alcol sarebbero il 6,4% del totale. Eppure nessuno si è mai sognato di proibire vino, birra e superalcolici poiché c’è l’idea che il cittadino sia in grado di farne un consumo moderato e che solo chi viene trovato positivo all’alcol test sia il responsabile. 

Ma cosa succederebbe se l’alcol test registrasse una positività anche 14 o 20 giorni dopo l’assunzione?

Questo è esattamente ciò che accade per la Cannabis per cui nessun consumatore è mai al sicuro dal vedersi accusato di ciò che può risultare totalmente fuorviante. Chi si comporta in maniera pericolosa e incosciente è giusto che paghi duramente la propria condotta, ma allo stesso modo è giusto che le accuse siano riferite a dei dati misurabili con esatta precisione e non in un imprecisato arco di tempo.

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Marco Ribechi