Quando il gatto deve vomitare

Soft Secrets
10 Jun 2019

Il CBD come rimedio per i nostri amici a quattro zampe


Non tanto tempo fa, il cannabidiolo (CBD), cannabinoide della pianta di canapa, era sconosciuto alla maggior parte della gente. Oggi però la conoscenza del suo uso in medicina si sta sempre più diffondendo e nell’immediato si prevede d’introdurre sul mercato prodotti a base di CBD specificatamente indicati per l’uso negli animali domestici. È sensato somministrare principi attivi ai nostri amici a quattro zampe, senza aver prima consultato un veterinario? Che effetto potrebbe causare? Si riuscirebbe così a risolvere il problema del vomito nei gatti? Per rispondere a queste domande è stato condotto uno studio su due gatti, a cui è stato somministrato CBD per alcuni mesi con l’intenzione di continuare il trattamento anche in futuro. Si è notato che Dgani, gatto tigrato dal pelo lungo, vomitava non solo poltiglia verde e boli di peli, ma anche cibo. Pur avendo uno stomaco sensibile, il micio non presentava segni di intolleranza. In realtà tutti i gatti vomitano regolarmente, questo è assolutamente normale. Che lo facciano più volte al giorno, però, è un po’ troppo, specie se questo problema persiste da alcuni anni. Il costoso olio di pesce, scelto per lo studio, è unicamente disponibile sul mercato in lattine da un litro, ed è destinato all’uso nei cavalli. Per i gatti è indicata una dose di circa 0,5 -1 ml di olio di pesce al giorno (massimo 2 ml per ogni 10 chili di peso corporeo, una dose eccessiva può infatti causare dissenteria). Per poter però utilizzare l’olio di pesce come integratore alimentare è necessario conservarlo in frigo. La parte in eccesso può anche essere conservata in congelatore, dove diventerà viscosa e resterà integra, al massimo, per un altro anno. Ogni giorno è raccomandabile assumere una dose di olio di pesce e fare altrettanto con i propri gatti. Se l’olio di pesce s’irrancidisce questo non passerà di certo inosservato. [caption id="attachment_9632" align="alignnone" width="800"] Sopra, olio di pesce; sul cucchiaio, olio di oliva al CBD[/caption] Peraltro, per risolvere il problema della sovrappesca è necessario ridurre sensibilmente il consumo di pesce. L’olio di semi di canapa, invece, a detta degli esperti, risulta più efficace contro la perdita dei peli dei gatti ed è anche più sano. Chi usa olio di semi di canapa per cucinare lo potrà anche usare al posto dell’olio di pesce per condire il cibo degli animali domestici. Esistono anche prodotti a base di canapa concepiti espressamente per gli animali domestici e i cavalli. Probabilmente, a causa della sensibilità del suo stomaco, Dgani continuava a vomitare spesso anche dopo aver ingerito l’olio di pesce. A seguito dell’attuale battage pubblicitario a favore dell’uso del CBD come integratore per gli animali domestici, è stato introdotto nel test anche un campione di olio di CBD. Ogni giorno i gatti hanno quindi ricevuto una dose pari a una o due gocce di soluzione di CBD allo 0,5 %, senza però mostrare alcun effetto significativo, benché entrambi i soggetti tollerassero alquanto bene questo principio attivo. Successivamente, dopo aver preparato in cucina un estratto di olio di oliva al CBD (utilizzando come ingredienti dell’olio d’oliva e una tisana di germogli di canapa) si è pensato di somministrarne un po’ anche ai gatti (il procedimento di preparazione è descritto nel numero 6/18 da pagina 20 in poi). [caption id="attachment_9633" align="alignnone" width="800"] Olio di oliva al CBD usato come condimento sul cibo per gatti[/caption] L’ingrediente utilizzato per l’olio d’oliva al CBD è la tisana alla canapa della varietà Finola. Per questa canapa industriale, certificata UE, è raccomandata una concentrazione di CBD pari al 3,6 o, secondo la fonte, fino ad oltre il 6%. Ne sono stati preparati circa 130 g. disciolti in 800 ml. di olio d’oliva. Il contenuto stimato di principio attivo nell’olio d’oliva al CBD era quindi pari a circa lo 0,5-1%. L’uso di THC negli animali domestici è invece sconsigliabile, senza aver prima consultato un veterinario competente. Ad ogni modo lo 0,2% stimato nella canapa industriale con certificazione UE può considerarsi non significativo. Nel suo blog aziendale Royal Queen Seeds raccomanda per i gatti una dose da 0,1 a 0,5 mg di CBD per kilogrammo di peso corporeo che, in caso d’infezione cronica alle vie respiratorie superiori, può aumentare fino a 5 mg. Una soluzione all’1% ne contiene 10 mg. per ml. Un’altra fonte raccomanda, per cani e gatti, la somministrazione, da due a tre volte al giorno, di olio al CBD all’1% di concentrazione, nella posologia di 2 gocce ogni 5 kg. di peso corporeo. È comunque consigliabile non superare 3 gocce al giorno per chilogrammo di peso corporeo. Secondo la consistenza dell’olio, le gocce possono essere più o meno dense, ma la dose raccomandata da questa fonte coincide con quella di Royal Queen Seeds. Un’ulteriore fonte non dà quasi nessuna indicazione su principi attivi ma afferma, comunque, che un olio al CBD al 10% risulterebbe più sicuro per evitare sovradosaggi, rispetto ad uno al 24%, visto che il vomito aumenta in termini assoluti negli animali in caso di sovradosaggio. Ciò non avviene in tutti gli animali, ad esempio i cavalli e i conigli sono esenti da simili reazioni. Alcuni produttori offrono prodotti al CBD per cavalli, ma indicano una dose per chilo corporeo decisamente più contenuta. [caption id="attachment_9634" align="alignnone" width="800"] Come ottenere olio d’oliva al CBD[/caption] Queste indicazioni devono essere pertanto prese con la dovuta cautela, perché non sono ancora disponibili sufficienti informazioni sull’effetto del CBD negli animali. Inoltre gli animali, come gli esseri umani, possono reagire in maniera sensibilmente diversa al CBD. Gli animali hanno anche un sistema endocannabinoide. A seconda dei cannabinoidi presenti a livello sistemico o della sensibilità individuale, un gatto potrà tollerarli cinque volte meglio rispetto ad altri animali. Entrambi i gatti dello studio hanno comunque mostrato un’ottima tolleranza al CBD. Dei due gatti, a maggio 2019 il gatto nero Zoe aveva 11 anni, mentre il tigrato grigio Dgani ne aveva 12. Già prima della somministrazione del CBD il gatto più anziano presentava segni di artrite, condizione questa, ahimè, alquanto comune e dolorosa nei gatti di una certa età. Oggi però questo gatto, partendo da una posizione eretta, riesce a saltare oltre un ostacolo e a raggiungere una mensola collocata in alto: un gatto legato nei movimenti non riuscirebbe a fare altrettanto. Inizialmente si è cominciato a condire il pasto mattutino di questo micio con olio di oliva al CBD, anche se poi parte del cibo nella sua ciotola è stato mangiato da Zoe. Probabilmente la quantità somministrata si aggirava sui 0,25 ml, con un contenuto stimato di circa 1,5-3 mg. di CBD. Che fosse il doppio e quindi troppo abbondante? Fatto sta che Dgani ha dormito per qualche ora nella sua cuccia e sembrava stare bene, senza alcun segno visibile di sovradosaggio. Successivamente si è distribuita una dose di circa 0,25-0,5 ml nei primi due pasti. Entrambi i gatti si sono comportati in modo assolutamente normale e stavano visibilmente bene. Non si può certo stabilire né se fossero in grado di percepire l’effetto del cannabidiolo né quale quantità sia stata assimilata giornalmente da ciascun gatto. [caption id="attachment_9638" align="alignnone" width="800"] Olio d’oliva al CBD Cibapet per cani[/caption] [caption id="attachment_9637" align="alignnone" width="800"] Olio d’oliva al CBD Cibapet per gatti[/caption] I gatti sono soliti mangiare piante verdi, da cui ricavano vitamine e spesso rigurgitano parti di pianta. È importante che ci siano sempre piante compatibili alla loro portata, garantendo che si avvicinino il meno possibile a piante velenose. Zoe ha perso poco pelo e ha vomitato solo poltiglia verde, o comunque lo ha fatto solo quando aveva mangiato troppo. Ha poi cominciato a vomitare molto più raramente. Grazie al CBD Dgani ha vomitato molto meno per diverse settimane, ma poi ha ripreso a farlo. Al momento entrambi i gatti stanno ricevendo una dose leggermente superiore di CBD rispetto a quando avevano ripreso a vomitare. Dopo aver aumentato la dose si è notato che Zoe non vomitava quasi mai e che Dgani vomitava prima del primo pasto, per poi smettere quasi del tutto: ciò significa che Dgani vomita quando l’effetto del cannabidiolo si riduce al minimo. Si è pertanto deciso di aggiungere olio d’oliva al CBD anche all’ultimo pasto giornaliero. Sull’aggiunta di olio d’oliva al CBD ai pasti: quando si era aggiunto olio di pesce al pasto, Dgani aveva impiegato più giorni per abituarsi al gusto. Entrambi i gatti, invece, hanno mostrato di mangiare volentieri cibo condito con olio d’oliva al CBD fin dal primo giorno. Zoe ha persino leccato via le gocce di olio dalla sua ciotola senza toccare il cibo. In conclusione, entrambi i gatti hanno apprezzato notevolmente il sapore dell’olio d’oliva al CBD. Non lo hanno ingerito spontaneamente, ma solo quando avevano fame. Questi oli, che siano di pesce o a base di CBD, devono pertanto essere somministrati in pasti particolarmente gustosi. Zoe e Dgani continueranno a ricevere olio di oliva al CBD, non sotto forma di estratto puro ma in combinazione con altri cannabinoidi. Ora entrambi i gatti stanno visibilmente bene e il fastidioso vomito tende a ridursi, pur non essendo completamente scomparso. Secondo diverse fonti il CBD può tornare utile in gatti affetti da: stress eczema diabete epilessia allergie dolori aggressività tumore, cancro infezioni micotiche ipertensione infezioni batteriche disturbi del comportamento disturbi all’apparato digerente paura, ad esempio la notte di capodanno disturbi cardiovascolari patologie autoimmuni artrite, artrosi, osteoporosi patologie infiammatorie croniche Il CBD può essere controindicato in caso d’infezioni virali, in quanto può indebolire il sistema immunitario. Le infezioni batteriche o le infezioni micotiche sono curate dal CBD, che risulta pertanto indicato per queste affezioni. Troppo CBD può causare diarrea. Non sono documentati dosaggi letali, almeno nell’uso umano. Tuttavia un sovradosaggio di cannabinoidi può rivelarsi estremamente dannoso, potendo persino indurre in un soggetto la sensazione di morire. Il cannabidiolo è raccomandato nei gatti contro la perdita di appetito. Ma in questa ed altre affezioni l’effetto dipende dal dosaggio. Poco CBD può stimolare l’appetito, molto può invece ridurlo. Analogamente, molto CBD può causare stanchezza, poco può invece tenere sveglio il soggetto. Entrambi i gatti mangiano ora normalmente e anche di buon grado. La veterinaria ha voluto mettere Zoe a dieta. Anche in questo caso il CBD può tornare utile, trasformando il grasso bianco in grasso bruno, che viene bruciato più velocemente a livello sistemico. Il grasso bianco va a costituire depositi adiposi. Come abituare il proprio animale domestico al CBD? – Probabilmente tutti gli animali domestici possono trarre vantaggio dalle proprietà del CBD. Tuttavia, se non è possibile individuarne la corretta posologia o stimarne l’effetto su piccoli animali, volatili o rettili, il proprietario dell’animale deve evitare di somministrarlo. L’olio al CBD è raccomandato per gatti, cani e cavalli da diversi produttori, che a loro volta fanno affidamento su dati empirici. Ma fin tanto che i rispettivi proprietari saranno in grado di testare la sensibilità e tollerabilità dei loro animali con dosaggi minimi di olio al CBD, monitorandone l’effetto per alcune settimane, non rischieranno di commettere errori. Si potrebbe pertanto cominciare somministrando a un gatto una dose quotidiana di circa 0,1-0,5 mg di CBD, aumentandola qualche settimana dopo: portandola, ad esempio, a 1-5 mg. distribuita in due-tre porzioni al giorno. Se il gatto è già affetto da un problema di salute, il CBD può rivelarsi efficace, tenendo comunque presente che aumentarne la quantità non garantisce un miglioramento automatico. Un dosaggio efficace, ma non oltre il necessario, è sicuramente l’approccio più giusto nel somministrare CBD agli animali domestici. Se questi già assumono altri farmaci, il più delle volte non sono previste né interazioni né effetti avversi. In ultima analisi l’effetto del CBD sugli animali domestici è analogo a quello che si osserva negli esseri umani, con la differenza che non si può chiedere all’animale come si sente: si può solo osservare da vicino se dopo alcune settimane si intravvede qualche miglioramento. Peraltro che l’animale si comporti in modo visibilmente normale non significa che stia necessariamente bene. Testo: Robert B.

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