Bastianich chiede: come sarebbe la Cannabis italiana?

Marco Ribechi
15 Jan 2023

La domanda è stata posta dal famoso cuoco Joe Bastianich durante un discusso servizio de Le Iene in cui la celebrità, accompagnata dal regista Gaston Zama, ha mostrato i benefici della legalizzazione negli USA e in particolare a New York dove recentemente è stato aperto il primo shop di erba anche per uso ricreativo


A spasso per New York per acquistare erba legale e illegale con Joe Bastianich. Il servizio de Le Iene del 10 gennaio, realizzato da Gaston Zama, ha portato sugli schermi di tutti gli italiani, e quindi anche di Giorgia Meloni e del suo Governo (ma anche di tutti quelli precedenti) l’ipocrisia di uno Stato finto proibizionista che preferisce regalare soldi alla criminalità organizzata piuttosto che soddisfare le legittime richieste di pazienti e cittadini. 

Mentre in sempre più paesi del mondo l’erba non è considerata più un problema ma una soluzione, nel Belpaese continua a comandare una politica cieca, non informata, spesso legata a vecchi cliché conservatori e proibizionisti, supportati da un concetto di “peccato” che deriva direttamente dal più datato bigottismo religioso in grado di scambiare il buon senso con voti facili. 

Ecco quindi che mentre attivisti, malati e cittadini di ogni genere e ceto sociale invocano una legge che permetta loro un consumo responsabile, a vestire i panni del “supereroe” (come è stato definito da Ornella Muti e sua figlia Naike Rivelli) tocca a un cuoco straniero impegnato tra un talent e l’altro a fare la sponsorizzazione (proprio in Italia il paese delle eccellenze agricole) alla McDonald’s e ai suoi salutari panini ai sapori tipici.

Joe Bastianich
Joe Bastianich mentre mostra i tanti tipi d'erba acquistata a New York

Ma se Joe Bastianich in parte ha sicuramente da trarre i suoi guadagni da un’eventuale legalizzazione (ricordiamo che ha recentemente investito in Flower Farm) dall’altra bisogna dare a Joe quello che è di Joe, ovvero aver rotto il muro di silenzio che in Italia vige sul tema Cannabis.

Dove sono infatti le star italiane?

Dove sono i cantanti, gli attori, gli intellettuali, gli opinion leader, i giornalisti del nostro Paese da cui ci aspettiamo una spinta propositiva che mai arriva? Non lo sappiamo, forse sono persi tra una fiction Rai e l’ennesimo pezzo strappalacrime sanremese di amori persi e ritrovati totalmente avulsi dal periodo buio che stiamo vivendo.

Così, in un servizio davvero ben realizzato da Zama, ci si può avventurare nella rivoluzione newyorkese dove proprio da qualche giorno ha aperto il primo dispensario a scopo ricreativo della città (leggi l’articolo). Qui è possibile farsi consigliare da abili commesse sul tipo di erba più adatta alla propria attitudine esattamente come si farebbe con un buon vino d’annata. 

Come si è potuto far guerra alla guerra alle droghe e rendere possibile quello che fino a qualche anno fa era solo una chimera? 

Beh in America nulla si muove se non sulla base del profitto, lo spiega bene Axel Bernabe, assistente del Governatore e vero e proprio deus ex machina della legalizzazione a New York: «Si prevedono circa un miliardo di dollari l’anno (20% dell’indotto) di entrate fiscali che rientreranno nelle tasche dei cittadini per finanziare progetti sociali - spiega Bernabe - Non ci sono crisi ma benefici a livello della salute e della sanità pubblica. Non ci sono stati effetti collaterali né al livello del consumo della gioventù né al livello del superconsumo. New York è uno stato con molta agricoltura, abbiamo dato licenze a piccoli agricoltori per creare uno sviluppo economico generale e non solo per grandi compagnie».

Il servizio pone poi l’accento sulla qualità del prodotto, elemento essenziale per molti consumatori responsabili che giustamente vogliono essere certi che la loro erba non venga mischiata con porcherie chimiche. 

«La criminalizzazione della Cannabis non funziona né a livello di salute pubblica né di controllo dell’uso - continua Bernabe - Il cambiamento è andare verso una posizione che garantisca il consumo sicuro perché la gente lo chiede, si è anche creato un agriturismo di persone che vogliono visitare le Farms per vedere come vengono realizzati i prodotti». 

Joe Bastianich con Axel Bernabe
Joe Bastianich con Axel Bernabe

Alla domanda “si può dire che se oggi a New York si può acquistare Cannabis è anche merito tuo?” Bernabe risponde con un po’ di orgoglio nello sguardo “Beh sì”. Cervello in fuga senza pentimento.

Il servizio de Le Iene si conclude con un assaggio di varie tipologie di erbe, alcune acquistate legalmente altre dal mercato nero in strada. Questa forse è la ferita più grande per gli italiani, ovvero vedere che gli spacciatori newyorkesi hanno una competenza, un assortimento e anche una qualità ben superiore a quella che lo Stato italiano offre ai suoi cittadini malati, invece costretti a consumare un solo tipo di erba concessa quasi per favore dal Ministero della Sanità. 

E allora, anche se il servizio de Le Iene non tocca nemmeno lontanamente il concetto di Cannabis medica, viene da chiedersi insieme al cuoco superstar come potrebbe essere la Cannabis italiana se solo la politica si occupasse di buon governo senza attitudini parassitarie. Nel paese del bergamotto, delle arance, dei pomodori, del vino, del riso, dello zafferano, dei limoni, dell’olio d’oliva e di centinaia di altri prodotti agricoli unici al mondo come potrebbe svilupparsi la Cannabis made in Italy? 

Se per il vino solo di export riusciamo a fatturare oltre 7 miliardi di euro l’anno di merce, senza contare l’indotto infinito di servizi accessori, a quale cifra potrebbe arrivare la Cannabis considerando che si tratta di una pianta molto più semplice da coltivare e che può dare più raccolti l’anno?

I consumatori lo sanno bene, a non saperlo (o a non volerlo sapere) sono solo i politici le cui soluzioni offerte (partorite da un intero governo di menti eccelse) si limitano a consigliare di mettere un coperchio all'acqua della pasta e spegnerla 5 minuti prima per risparmiare qualche centesimo di gas.

 Forse è ora che sempre più influencer italiani inizino a togliere questo benedetto coperchio, sempre che esista ancora qualcuno in grado di esprimere un pensiero invece che farsi inutili  storie su instagram.

M
Marco Ribechi